Valdocco con gli occhi di… La tipografia

A 108 giorni dall’inizio del Capitolo Generale 28, continuano le interviste ANS ai membri della Comunità Salesiana di Valdocco alla scoperta dei luoghi più significativi. Questa settimana è il Sig. Luigi Bacchin il protagonista di “Valdocco con gli occhi di…”. Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito.

(ANS – Roma) – La tipografia salesiana è stata costruita da Don Bosco nel 1883. La fece aprire per far stampare le sue edizioni, che generalmente venivano stampate fuori Torino, ma anche per dare un lavoro ai ragazzi. A raccontarci della tipografia salesiana di Valdocco è il suo responsabile, il sig. Luigi Bacchin, che ne parla nell’ambito del progetto “Interviste con gli occhi di…”.

A 108 giorni esatti dall’inizio del Capitolo Generale 28, il sig. Bacchin ci racconta la storia e l’evoluzione della tipografia, dai primi anni in cui si stampava con l’utilizzo dei caratteri mobili, fino all’avvento delle nuove tecnologie.

La tipografia è stata infine chiusa nel 2012, all’indomani dei festeggiamenti per il 150° anniversario dalla fondazione. Nel 2013, tuttavia, i superiori hanno deciso di tenere aperto l’ambiente e di esporvi macchine antiche, così da ricreare l’ambiente della tipografia, come era ai tempi di Don Bosco.

Valdocco con gli occhi di… La tipografia

A 108 giorni dall’inizio del Capitolo Generale 28, continuano le interviste ANS ai membri della Comunità Salesiana di Valdocco alla scoperta dei luoghi più significativi. Questa settimana è il Sig. Luigi Bacchin il protagonista di “Valdocco con gli occhi di…”. Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito.

(ANS – Roma) – La tipografia salesiana è stata costruita da Don Bosco nel 1883. La fece aprire per far stampare le sue edizioni, che generalmente venivano stampate fuori Torino, ma anche per dare un lavoro ai ragazzi. A raccontarci della tipografia salesiana di Valdocco è il suo responsabile, il sig. Luigi Bacchin, che ne parla nell’ambito del progetto “Interviste con gli occhi di…”.

A 108 giorni esatti dall’inizio del Capitolo Generale 28, il sig. Bacchin ci racconta la storia e l’evoluzione della tipografia, dai primi anni in cui si stampava con l’utilizzo dei caratteri mobili, fino all’avvento delle nuove tecnologie.

La tipografia è stata infine chiusa nel 2012, all’indomani dei festeggiamenti per il 150° anniversario dalla fondazione. Nel 2013, tuttavia, i superiori hanno deciso di tenere aperto l’ambiente e di esporvi macchine antiche, così da ricreare l’ambiente della tipografia, come era ai tempi di Don Bosco.

Il Museo del Campanile di Valdocco – I tesori nascosti

Presso il Campanile destro della Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco è stato allestito un percorso di visita dedicato a far scoprire al visitatore alcuni dei tesori nascosti dei locali di servizio della Chiesa costruita dal santo dei giovani nel 1868.

Nell’allestimento sono stati collocati alcuni oggetti significativi della sacrestia della Basilica, a testimonianza del passaggio della storia e della meraviglia dell’arte di questi ormai cento cinquant’anni.

Particolarmente significativo è la presentazione fotografica delle due cupole della Basilica.

Al cuore del percorso l’orologio originale comprato da Don Bosco con le offerte degli abitanti del quartiere e la collezione di quadranti originali, relativi agli orologi storici che si affacciavano sui cortili e sulla piazza del primo oratorio.

Un bisogno universalmente sentito in Valdocco è quello di un orologio che possa servire a pubblica utilità.
Questo comune desiderio sarà quanto prima appagato mercè un orologio sul campanile della Chiesa di Maria Ausiliatrice. Esso noterà con precisione le ore, le mezze ore ed i quarti come quello del palazzo municipale. Nel corso del mese di settembre sarà collocato a posto. Costerà fr. 2000 oltre alle spese necessarie. Non essendovi reddito alcuno a tale scopo, debbo ricorrere alla beneficenza degli abitanti di questo vicinato. Le mando una scheda su cui è pregata di segnare la somma con cui ella intende di concorrere. Passerà poi persona incaricata a ritirare tale scheda; e a suo tempo si raccoglierà il denaro indicato. È questa la prima volta che ricorro per caso somigliante, e spero troverò benevola accoglienza, trattandosi di cosa che tornerà di pubblica e di privata soddisfazione.

Dio le conceda ogni bene e mi creda, Della S. V. Preg.ma, Obbl.mo servitore.

(Don Bosco)

Per la visita

  • La visita guidata si svolge esclusivamente per un gruppo non superiore a 10 persone adulte.
  • Il gruppo può già essere composto o comporsi (da parte della organizzazione) in base alle prenotazioni.
  • Si accede agli spazi museali attraverso una stretta scala a chiocciola di 80 gradini in pietra. Bisogna perciò essere in buona salute per affrontare la salita.
  • A causa del non facile percorso, la ammissione alla visita, avviene a insindacabile giudizio della guida.
  • La salita non ha un costo ma è gradita al termine una offerta per il restauro della Basilica.

Per informazioni e prenotazioni

Foto Gallery:

Il Museo del Campanile di Valdocco – I tesori nascosti

Presso il Campanile destro della Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco è stato allestito un percorso di visita dedicato a far scoprire al visitatore alcuni dei tesori nascosti dei locali di servizio della Chiesa costruita dal santo dei giovani nel 1868.

Nell’allestimento sono stati collocati alcuni oggetti significativi della sacrestia della Basilica, a testimonianza del passaggio della storia e della meraviglia dell’arte di questi ormai cento cinquant’anni.

Particolarmente significativo è la presentazione fotografica delle due cupole della Basilica.

Al cuore del percorso l’orologio originale comprato da Don Bosco con le offerte degli abitanti del quartiere e la collezione di quadranti originali, relativi agli orologi storici che si affacciavano sui cortili e sulla piazza del primo oratorio.

Un bisogno universalmente sentito in Valdocco è quello di un orologio che possa servire a pubblica utilità.
Questo comune desiderio sarà quanto prima appagato mercè un orologio sul campanile della Chiesa di Maria Ausiliatrice. Esso noterà con precisione le ore, le mezze ore ed i quarti come quello del palazzo municipale. Nel corso del mese di settembre sarà collocato a posto. Costerà fr. 2000 oltre alle spese necessarie. Non essendovi reddito alcuno a tale scopo, debbo ricorrere alla beneficenza degli abitanti di questo vicinato. Le mando una scheda su cui è pregata di segnare la somma con cui ella intende di concorrere. Passerà poi persona incaricata a ritirare tale scheda; e a suo tempo si raccoglierà il denaro indicato. È questa la prima volta che ricorro per caso somigliante, e spero troverò benevola accoglienza, trattandosi di cosa che tornerà di pubblica e di privata soddisfazione.

Dio le conceda ogni bene e mi creda, Della S. V. Preg.ma, Obbl.mo servitore.

(Don Bosco)

Per la visita

  • La visita guidata si svolge esclusivamente per un gruppo non superiore a 10 persone adulte.
  • Il gruppo può già essere composto o comporsi (da parte della organizzazione) in base alle prenotazioni.
  • Si accede agli spazi museali attraverso una stretta scala a chiocciola di 80 gradini in pietra. Bisogna perciò essere in buona salute per affrontare la salita.
  • A causa del non facile percorso, la ammissione alla visita, avviene a insindacabile giudizio della guida.
  • La salita non ha un costo ma è gradita al termine una offerta per il restauro della Basilica.

Per informazioni e prenotazioni

Foto Gallery:

Inaugurazione della mostra «Exodus» a Maria Ausiliatrice con Enzo Bianchi

Nella serata di ieri, giovedì 24 ottobre 2019, alle ore 21.00, si è tenuta l’inaugurazione della mostra «Exodus», ciclo pittorico di Safet Zec presso la Basilica di Maria Ausiliatrice (via Maria Ausiliatrice 32,Torino). Tra gli ospiti invitati alla presentazione della mostra, Enzo Bianchi, monaco fondatore della Comunità monastica di Bose. Si riporta l’articolo pubblicato in merito all’iniziativa da parte di Missioni Don Bosco.

L’opera di Safet Zec è oggi paragonabile, senza timore di apparire esagerati, a quella di Michelangelo nel Rinascimento. Lo ha affermato ieri sera  Enzo Bianchi nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torinoall’inaugurazione della mostra “Exodus” che presenta tredici teleri dell’artista bosniaco.

Di fronte a oltre trecento persone, il priore di Bose ha dichiarato la sua impressione e l’apprezzamento di fronte alle opere che, passando attraverso la descrizione del dramma epocale delle migrazioni di massa, comunica il suo sentire. È quello che dovrebbe fare l’arte, l’arte sacra in particolare, per essere considerata tale.

La mostra, che da domani sarà visibile tutti i giorni fino al 20 dicembre 2019 (rispettando i tempi delle liturgie che si svolgono in basilica) è il messaggio che Missioni Don Bosco rilancia con convinzione con la campagna “Stop Tratta” che dal 2015 porta l’attenzione dei benefattori e degli osservatori alle radici del fenomeno migratorio. In sette Paesi africani, come ha spiegato Giampietro Pettenon nel saluto di apertura, si va incontro ai giovani per presentare i rischi di una fuga che comporta nella maggior parte dei casi sofferenza, dolore, morte. Come disse papa Francesco nella sua visita del 2015 a Torino, l’azione educativa dei salesiani o va nel concreto delle situazioni o non ha senso. Nel caso dei giovani Africani significa, alla luce del resoconto della prima fase della campagna, aver sensibilizzato un milione di giovani e le loro famiglie, dato la possibilità a quattrocentomila ragazze e ragazzi di frequentare i corsi di formazione professionale e a metà di loro di avviarsi già a un lavoro. Un modo per non  riempire dei loro corpi i cimiteri di sabbia o di acqua che tanti loro compagni attraversano.

Che questa iniziativa sia espressione della tensione educativa e missionaria dei salesiani in Italia e nel resto del mondo è venuto a testimoniarlo don Francesco Cereda, vicario del Rettor Maggiore, che ha introdotto la riflessione di apertura di Exodus. Citando i Padri della Chiesa, ha sottolineato come la questione della povertà e dell’esclusione debbano tornare al centro dell’attenzione. Come è possibile celebrare l’eucarestia senza dare il pane a chi incontriamo per la strada. Compito primo di un cristiano è di dare accoglienza ai bisogni dei fratelli.

Introdotto dalle domande di don Cristian Besso, docente della facoltà teologica salesiana di Torino, Enzo Bianchi ha affrontato con forza gli argomenti che l’evento ha suggerito.

La prima questione è stata quella della valutazione estetica delle opere, aspetto non trascurabile dal momento che l’iconografia cristiana ha sempre prestato attenzione alla qualità. Se una buona parte delle produzioni che oggi sono inserite nelle chiese sarebbe da escludere da quegli spazi perché incapaci di andare oltre la superficie di una rappresentazione, le opere di Zec meritano l’accoglienza che stanno ricevendo anche in occasioni come l’attuale esposizione nella basilica torinese. L’impatto che il priore di Bose ebbe con la visione di una deposizione che i Gesuiti hanno voluta per un altare nella Chiesa del Gesù a Roma è stato folgorante. Dal particolare di un telo trasparente che evoca pensieri  e interpretazioni spirituali di una tristissima vicenda vissuta dagli uomini, di ieri e di oggi, che abbracciano il corpo crocifisso sulla croce, Bianchi ha percepito l’anima di Safet Zec e da allora se ne è fatto alfiere. Il monaco e l’artista si sono conosciuti e frequentati, e hanno trovato un tratto esistenziale condiviso: la vicenda della guerra nella ex Jugoslavia. Il conflitto fratricida, che ha spezzato la pace raggiunta in Europa dopo l’epilogo del nazismo, è nella vita dell’artista quale pietra miliare della sua formazione. Il dolore che traspare in ogni sua opera è figlio della sua personale vicenda umana e culturale. In quegli stessi territori, la Bosnia, il Kosovo, la Serbia, Enzo Bianchi aveva fatto in precedenza il suo percorso iniziatico visitando le comunità monastiche ortodosse schiacciate dal regime di Tito. I Balcani sono un crocevia del continente, cucina delle contraddizioni nelle quali anche noi Italiani ci siamo ritrovati partecipando attivamente ai bombardamenti con i nostri aerei. Ed è da quel crogiolo che sono arrivati a noi i primi migranti “da esodo”: gli Albanesi che avevano alimentato con le immagini che provenivano loro dalle nostre televisioni il miraggio di una vita migliore.

Lo stesso motivo che spinge negli ultimi decenni alle disperanti migrazioni dall’Africa e dell’Asia verso l’Europa. Dobbiamo ricordarci che l’esodo di cui parla la Bibbia è davvero molto simile a quello che vediamo sotto i nostri occhi in questo tempo. Anche gli Ebrei fuggirono dall’Egitto per sottrarsi a una schiavitù e per cercare un luogo diverso in cui vivere: migranti economici anch’essi. Un pugno di uomini e di donne profughi in misura proporzionalmente pari ai milioni di persone che  nel  Terzo Millennio fuggono dalle guerre, dalle carestie, dalle persecuzioni, alla ricerca di una terra che permetta loro di costruire il futuro.

Il dialogo fra don Cristian Besso e Enzo Bianchi ha toccato il tema dei giovani, che stanno fuori dalla Chiesa in misura crescente, come i poveri e le donne. Tre “categorie” di persone verso le quali occorre ripensare radicalmente le modalità di azione: non sono né la dottrina, né la spiritualità, né la morale, né un generico richiamo a Dio che possono suscitare la loro attenzione, ma la persona di Gesù con la quale stabilire un rapporto individuale a partire dalle domande che la vita suscita e che ruotano intorno al “perché” vivere e non al “come” vivere.

Un pensiero finale a Maria, figura che sta riguadagnando attenzione nel dialogo ecumenico. Considerare lei madre che abbraccia il figlio bambino e lo abbraccerà poi esangue, costituisce un’ulteriore motivazione a guardare alle opere di Zec, dove le braccia che accolgono e sollevano sono un tema che ritorna insistentemente, con l’effetto di suscitare emulazione. Sensazione questa che ha espressa anche don Guido Errico, rettore della basilica, il quale ha indicato le figure di padri che portano in braccio i figli, volutamente poste ai lati dell’urna di Don Bosco. Un messaggio per i salesiani in particolare, ma estensibile a tutte le figure maschili a contatto con i giovani: trovare nella prassi educativa la capacità di manifestare una vera, profonda vicinanza con i giovani. Ne può nascere un rapporto fra questi e gli adulti davvero significativo, portatore di forza decisiva per la loro crescita.

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La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 20 dicembre 2019.

Inaugurazione della mostra «Exodus» a Maria Ausiliatrice con Enzo Bianchi

Nella serata di ieri, giovedì 24 ottobre 2019, alle ore 21.00, si è tenuta l’inaugurazione della mostra «Exodus», ciclo pittorico di Safet Zec presso la Basilica di Maria Ausiliatrice (via Maria Ausiliatrice 32,Torino). Tra gli ospiti invitati alla presentazione della mostra, Enzo Bianchi, monaco fondatore della Comunità monastica di Bose. Si riporta l’articolo pubblicato in merito all’iniziativa da parte di Missioni Don Bosco.

L’opera di Safet Zec è oggi paragonabile, senza timore di apparire esagerati, a quella di Michelangelo nel Rinascimento. Lo ha affermato ieri sera  Enzo Bianchi nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torinoall’inaugurazione della mostra “Exodus” che presenta tredici teleri dell’artista bosniaco.

Di fronte a oltre trecento persone, il priore di Bose ha dichiarato la sua impressione e l’apprezzamento di fronte alle opere che, passando attraverso la descrizione del dramma epocale delle migrazioni di massa, comunica il suo sentire. È quello che dovrebbe fare l’arte, l’arte sacra in particolare, per essere considerata tale.

La mostra, che da domani sarà visibile tutti i giorni fino al 20 dicembre 2019 (rispettando i tempi delle liturgie che si svolgono in basilica) è il messaggio che Missioni Don Bosco rilancia con convinzione con la campagna “Stop Tratta” che dal 2015 porta l’attenzione dei benefattori e degli osservatori alle radici del fenomeno migratorio. In sette Paesi africani, come ha spiegato Giampietro Pettenon nel saluto di apertura, si va incontro ai giovani per presentare i rischi di una fuga che comporta nella maggior parte dei casi sofferenza, dolore, morte. Come disse papa Francesco nella sua visita del 2015 a Torino, l’azione educativa dei salesiani o va nel concreto delle situazioni o non ha senso. Nel caso dei giovani Africani significa, alla luce del resoconto della prima fase della campagna, aver sensibilizzato un milione di giovani e le loro famiglie, dato la possibilità a quattrocentomila ragazze e ragazzi di frequentare i corsi di formazione professionale e a metà di loro di avviarsi già a un lavoro. Un modo per non  riempire dei loro corpi i cimiteri di sabbia o di acqua che tanti loro compagni attraversano.

Che questa iniziativa sia espressione della tensione educativa e missionaria dei salesiani in Italia e nel resto del mondo è venuto a testimoniarlo don Francesco Cereda, vicario del Rettor Maggiore, che ha introdotto la riflessione di apertura di Exodus. Citando i Padri della Chiesa, ha sottolineato come la questione della povertà e dell’esclusione debbano tornare al centro dell’attenzione. Come è possibile celebrare l’eucarestia senza dare il pane a chi incontriamo per la strada. Compito primo di un cristiano è di dare accoglienza ai bisogni dei fratelli.

Introdotto dalle domande di don Cristian Besso, docente della facoltà teologica salesiana di Torino, Enzo Bianchi ha affrontato con forza gli argomenti che l’evento ha suggerito.

La prima questione è stata quella della valutazione estetica delle opere, aspetto non trascurabile dal momento che l’iconografia cristiana ha sempre prestato attenzione alla qualità. Se una buona parte delle produzioni che oggi sono inserite nelle chiese sarebbe da escludere da quegli spazi perché incapaci di andare oltre la superficie di una rappresentazione, le opere di Zec meritano l’accoglienza che stanno ricevendo anche in occasioni come l’attuale esposizione nella basilica torinese. L’impatto che il priore di Bose ebbe con la visione di una deposizione che i Gesuiti hanno voluta per un altare nella Chiesa del Gesù a Roma è stato folgorante. Dal particolare di un telo trasparente che evoca pensieri  e interpretazioni spirituali di una tristissima vicenda vissuta dagli uomini, di ieri e di oggi, che abbracciano il corpo crocifisso sulla croce, Bianchi ha percepito l’anima di Safet Zec e da allora se ne è fatto alfiere. Il monaco e l’artista si sono conosciuti e frequentati, e hanno trovato un tratto esistenziale condiviso: la vicenda della guerra nella ex Jugoslavia. Il conflitto fratricida, che ha spezzato la pace raggiunta in Europa dopo l’epilogo del nazismo, è nella vita dell’artista quale pietra miliare della sua formazione. Il dolore che traspare in ogni sua opera è figlio della sua personale vicenda umana e culturale. In quegli stessi territori, la Bosnia, il Kosovo, la Serbia, Enzo Bianchi aveva fatto in precedenza il suo percorso iniziatico visitando le comunità monastiche ortodosse schiacciate dal regime di Tito. I Balcani sono un crocevia del continente, cucina delle contraddizioni nelle quali anche noi Italiani ci siamo ritrovati partecipando attivamente ai bombardamenti con i nostri aerei. Ed è da quel crogiolo che sono arrivati a noi i primi migranti “da esodo”: gli Albanesi che avevano alimentato con le immagini che provenivano loro dalle nostre televisioni il miraggio di una vita migliore.

Lo stesso motivo che spinge negli ultimi decenni alle disperanti migrazioni dall’Africa e dell’Asia verso l’Europa. Dobbiamo ricordarci che l’esodo di cui parla la Bibbia è davvero molto simile a quello che vediamo sotto i nostri occhi in questo tempo. Anche gli Ebrei fuggirono dall’Egitto per sottrarsi a una schiavitù e per cercare un luogo diverso in cui vivere: migranti economici anch’essi. Un pugno di uomini e di donne profughi in misura proporzionalmente pari ai milioni di persone che  nel  Terzo Millennio fuggono dalle guerre, dalle carestie, dalle persecuzioni, alla ricerca di una terra che permetta loro di costruire il futuro.

Il dialogo fra don Cristian Besso e Enzo Bianchi ha toccato il tema dei giovani, che stanno fuori dalla Chiesa in misura crescente, come i poveri e le donne. Tre “categorie” di persone verso le quali occorre ripensare radicalmente le modalità di azione: non sono né la dottrina, né la spiritualità, né la morale, né un generico richiamo a Dio che possono suscitare la loro attenzione, ma la persona di Gesù con la quale stabilire un rapporto individuale a partire dalle domande che la vita suscita e che ruotano intorno al “perché” vivere e non al “come” vivere.

Un pensiero finale a Maria, figura che sta riguadagnando attenzione nel dialogo ecumenico. Considerare lei madre che abbraccia il figlio bambino e lo abbraccerà poi esangue, costituisce un’ulteriore motivazione a guardare alle opere di Zec, dove le braccia che accolgono e sollevano sono un tema che ritorna insistentemente, con l’effetto di suscitare emulazione. Sensazione questa che ha espressa anche don Guido Errico, rettore della basilica, il quale ha indicato le figure di padri che portano in braccio i figli, volutamente poste ai lati dell’urna di Don Bosco. Un messaggio per i salesiani in particolare, ma estensibile a tutte le figure maschili a contatto con i giovani: trovare nella prassi educativa la capacità di manifestare una vera, profonda vicinanza con i giovani. Ne può nascere un rapporto fra questi e gli adulti davvero significativo, portatore di forza decisiva per la loro crescita.

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La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 20 dicembre 2019.

Valdocco con gli occhi di… La portineria

A 115 giorni dall’inizio del Capitolo Generale 28, continuano le interviste ANS ai membri della Comunità Salesiana di Valdocco alla scoperta dei luoghi più significativi. Questa settimana è il Salesiano don Rafael Gasol il protagonista di “Valdocco con gli occhi di…”. Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito.

“Oggi è importante poter parlare dell’accoglienza ai pellegrini, ai giovani, ai bambini che arrivano a Valdocco”.

Così spiega don Rafael Gasol, responsabile dell’ospitalità della comunità di Torino-Valdocco, nel video sulla portineria, che fa parte della serie “Interviste con gli occhi di…”.

È importante far sapere alle persone che quando arrivano a Valdocco, troveranno subito un punto di riferimento, qualcuno pronto ad accogliere, che ti fa sentire a casa, che ti guida in questa importante e profonda visita spirituale.

“Il senso dell’accoglienza non è soltanto a Valdocco – continua don Gasol nel video – ma in tutte le comunità salesiane del mondo”.

Il video con l’intervista a don Gasol viene pubblicato oggi, a 115 giorni dall’inizio del Capitolo Generale 28, sui diversi canali di ANSChannel.

Valdocco con gli occhi di… La portineria

A 115 giorni dall’inizio del Capitolo Generale 28, continuano le interviste ANS ai membri della Comunità Salesiana di Valdocco alla scoperta dei luoghi più significativi. Questa settimana è il Salesiano don Rafael Gasol il protagonista di “Valdocco con gli occhi di…”. Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito.

“Oggi è importante poter parlare dell’accoglienza ai pellegrini, ai giovani, ai bambini che arrivano a Valdocco”.

Così spiega don Rafael Gasol, responsabile dell’ospitalità della comunità di Torino-Valdocco, nel video sulla portineria, che fa parte della serie “Interviste con gli occhi di…”.

È importante far sapere alle persone che quando arrivano a Valdocco, troveranno subito un punto di riferimento, qualcuno pronto ad accogliere, che ti fa sentire a casa, che ti guida in questa importante e profonda visita spirituale.

“Il senso dell’accoglienza non è soltanto a Valdocco – continua don Gasol nel video – ma in tutte le comunità salesiane del mondo”.

Il video con l’intervista a don Gasol viene pubblicato oggi, a 115 giorni dall’inizio del Capitolo Generale 28, sui diversi canali di ANSChannel.

Secondo Convegno Nazionale di Passodopopasso – Elledici

Dopo il successo del primo convegno di settembre, l’Editrice Elledici presenta il secondo Convegno Nazionale dedicato al nuovo Progetto Catechistico Passodopasso previsto per Sabato 23 novembre 2019, dalle ore 9.00 alle ore 18.30, presso la Sala Sangalli di Valdocco (Via Maria Ausiliatrice 32, Torino).

- PROGRAMMA DEL CONVEGNO -

IN ASCOLTO (ore 9.00)

Presentazione del progetto catechistico:
Le linee guida del progetto PASSODOPOPASSO

CAMBIARE SI DEVE E SI PUÒ (ore 10.00)

Catechesi parrocchiale
Catechesi celebrativa e comunitaria
Catechesi familiare

LE MANI IN PASTA – Prima Parte (ore 11.00)

Suddivisione in gruppi e attivazione di quattro laboratori su differenti tematiche:
Temi e strumenti
Attività
Celebrazioni
Coinvolgimento dei genitori

BUFFET offerto a tutti i partecipanti (ore 12.30)

LE MANI IN PASTA – Seconda Parte (ore 14.00)

Ripresa dei quattro laboratori

IN ASCOLTO (ore 17.15)

Celebrare i Sacramenti con arte

SPAZIO ALLE DOMANDE (ore 17.45)

Tempo dedicato ai partecipanti per porre domande

VALUTAZIONE DEL PERCORSO (ore 18.00)

Momento conclusivo di valutazione del Convegno svoltosi

CONCLUSIONE (ore 18.30)

Preghiera finale e saluti

INFORMAZIONI

  • Convegno riservato ai primi 100 Catechisti che si iscrivono.
  • Iscrizioni entro mercoledì 13 novembre 2019.
  • Quota di iscrizione: € 15 (inclusivo di materiale didattico, coffee break e buffet).

 

Secondo Convegno Nazionale di Passodopopasso – Elledici

Dopo il successo del primo convegno di settembre, l’Editrice Elledici presenta il secondo Convegno Nazionale dedicato al nuovo Progetto Catechistico Passodopasso previsto per Sabato 23 novembre 2019, dalle ore 9.00 alle ore 18.30, presso la Sala Sangalli di Valdocco (Via Maria Ausiliatrice 32, Torino).

- PROGRAMMA DEL CONVEGNO -

IN ASCOLTO (ore 9.00)

Presentazione del progetto catechistico:
Le linee guida del progetto PASSODOPOPASSO

CAMBIARE SI DEVE E SI PUÒ (ore 10.00)

Catechesi parrocchiale
Catechesi celebrativa e comunitaria
Catechesi familiare

LE MANI IN PASTA – Prima Parte (ore 11.00)

Suddivisione in gruppi e attivazione di quattro laboratori su differenti tematiche:
Temi e strumenti
Attività
Celebrazioni
Coinvolgimento dei genitori

BUFFET offerto a tutti i partecipanti (ore 12.30)

LE MANI IN PASTA – Seconda Parte (ore 14.00)

Ripresa dei quattro laboratori

IN ASCOLTO (ore 17.15)

Celebrare i Sacramenti con arte

SPAZIO ALLE DOMANDE (ore 17.45)

Tempo dedicato ai partecipanti per porre domande

VALUTAZIONE DEL PERCORSO (ore 18.00)

Momento conclusivo di valutazione del Convegno svoltosi

CONCLUSIONE (ore 18.30)

Preghiera finale e saluti

INFORMAZIONI

  • Convegno riservato ai primi 100 Catechisti che si iscrivono.
  • Iscrizioni entro mercoledì 13 novembre 2019.
  • Quota di iscrizione: € 15 (inclusivo di materiale didattico, coffee break e buffet).