Il cardinale Tarcisio Bertone presenta il suo libro di memorie

Si riporta la notizia relativa alla presentazione del libro “I miei Papi” del Cardinal Tarcisio Bertone, edita Elledici ringranziando “La Stampa”,  e il giornalista Domenico Agasso, autore dell’articolo pubblicato.

“Ci ha pensato a lungo, prima di rinunciare al pontificato. La sua non è stata una decisione affrettata o addirittura forzata. Papa Benedetto XVI ne aveva fatto cenno una prima volta il 30 aprile 2012, dunque oltre nove mesi prima dello storico 11 febbraio 2013, giorno della comunicazione al mondo. La confidenza la fece al suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. È lo stesso Porporato a rivelarlo nel libro «I miei Papi» (Elledici), in uscita nelle librerie in questi giorni e presentato oggi a Torino. Il volume, introdotto dalla prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi, contiene ricordi ed episodi dell’83enne alto Prelato salesiano di Romano Canavese – che è stato anche Arcivescovo di Genova e Camerlengo – sui sette pontefici della sua vita: Pio XII, san Giovanni XXIII, il futuro santo Paolo VI, Giovanni Paolo I, san Giovanni Paolo II e Francesco, oltre ovviamente all’amico Joseph Ratzinger. Il ragazzo Tarcisio ha «incontrato» Pio XII grazie all’abitudine del padre di leggere L’Osservatore Romano. La sera dell’11 ottobre 1962, quella dell’apertura del Concilio Vaticano II e del celebre «discorso della luna» di Papa Roncalli in San Pietro, Bertone era studente in Roma. Ecco un aneddoto di quegli anni: è nota nella storia di don Bosco la presenza di un cane misterioso, il «cane grigio» che interveniva per proteggerlo dalle aggressioni; e Bertone racconta la vicenda del misterioso «cane grigio» che segue l’urna di san Giovanni Bosco di passaggio nella Capitale.

C’è poi la questione del «segreto di Fatima non svelato» da Bertone: c’è chi dice che «esisteva un “plico Capovilla” che “rivelava” la presenza di un altro testo della terza parte del Segreto, o di una parte nascosta» dal Porporato «chissà per quali inconfessabili obiettivi». Il Prelato riporta che lo stesso monsignor Loris Capovilla lo scagionò scrivendo «una lettera per chiarire che non c’era nessuna contraddizione nella mia esposizione». Bertone ha addirittura sventato un’ordinazione sacerdotale fasulla, scovando un falso candidato prete che si era infiltrato in San Pietro in una celebrazione presieduta da Papa Wojtyla.
È noto che Bertone si sia sempre interessato di calcio, e che sia tifoso juventino. Giovanni Paolo II lo sapeva «ed era naturale che ne parlassimo, soprattutto quando c’era una sfida tra Polonia e Italia». Insieme hanno seguito in particolare i mondiali di Italia ’90, quelli delle «notti magiche». E quando Bertone andava in udienza o a pranzo dal Pontefice polacco «lui mi chiedeva che cosa aveva fatto la Juventus». Il calcio fa parte anche del suo rapporto con Ratzinger: «Non di rado le mie udienze con lui, svolgendosi il lunedì pomeriggio, sono iniziate con commenti ai risultati delle partite domenicali». Bertone svela poi che Papa Ratzinger aveva ipotizzato di chiamare il cardinale Bergoglio per un incarico in Curia: «Ciò non avvenne per l’importante ruolo e l’autorevolezza che egli aveva sia in Argentina che tra l’episcopato latinoamericano».  L’ultimo capitolo è dedicato proprio a Francesco e ai sette mesi che Bertone ha trascorso al suo fianco come «primo ministro». Il Prelato fa cenno alla controversa vicenda dell’appartamento ristrutturato in Vaticano per accoglierlo dopo che aveva lasciato la tradizionale residenza del segretario di Stato. Scrive che la scelta di unire i due appartamenti pre-esistenti così da avere spazio per ufficio, cappella e alloggi per le suore, era stata presa in accordo con Bergoglio. ”

Dal caso Milingo a Fatima, il cardinale Tarcisio Bertone si racconta
Nel libro “I miei Papi” il Cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano emerito, ripercorre i rapporti con sette Pontefici, da Pio XII a Francesco e particolarmente sull’amicizia con Benedetto XVI. Si ringrazia Marco Bonatti, autore dell’articolo, e giornalista de “L’Avvenire”.
“Fin dall’inizio la porpora ha accompagnato l’avventura dei Salesiani: Giovanni Cagliero, inviato da don Bosco in Patagonia, fu cardinale dal 1915 al 1926; e dopo di lui ne vennero altri, dal polacco Hlond al cinese Zen oggi vescovo emerito di Hong Kong. Non può stupire, dunque, che un cardinale salesiano raccolga i ricordi e le esperienze di una vita per raccontare i suoi Papi; nel suo caso, 7: da Pio XII a Francesco passando er Roncalli, Montini, Luciani, Wojtyla, Ratzinger. Tarcisio Bertone, 84 anni, ha presentato ieri il suo libro nel cuore di Valdocco, in quella “sala Sangalli” che ricorda uno dei Salesiani più importanti e amati degli ultimi decenni, rettore della basilica e “mente” delle comunicazioni sociali della diocesi di Torino coi cardinali Ballestrero, Saldarini e Poletto. A presentare il volume il direttore dell’editrice Elledici, Valerio Bocci, e il giornalista del sito Vatican insider , Domenico Agasso jr. Il libro del cardinale Bertone, intitolato appunto I miei Papi , non si sottrae alle notizie di cronaca – o alle fake news – circolate negli ultimi anni, come quelle relative alla metratura del suo appartamento in Vaticano (sulla cui ristrutturazione, ha detto il porporato, il Papa era informato). Ma il volume tocca soprattutto il lavoro svolto dal cardinale in questi decenni e i ruoli svolti. Bertone ha infatti ricoperto l’incarico di segretario di Stato vaticano, è stato camerlengo di Santa Romana Chiesa; arcivescovo a Vercelli e Genova, professore e rettore dell’Università Salesiana; e ha portato a termine missioni delicate, dal caso Milingo alla gestione del “terzo segreto di Fatima”: fu lui a dialogare con suor Lucia e a mettere a punto il confronto tra le carte lasciate dalla religiosa e i suoi ricordi prima di morire. «Non ci sono altri segreti da rivelare – ha ricordato ieri – perché quel che era scritto è stato detto tutto». Nella prefazione il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, riepiloga i ricordi e illumina sulla personalità di Bertone, non dimenticandone la passione sportiva. Ma è l’amicizia – profonda, duratura – con Giovanni Paolo II e con Joseph Ratzinger che il porporato ha voluto sottolineare ieri a Valdocco. Un’amicizia che va oltre la stima e le fedeltà nelle “missioni di lavoro”. Bertone ha rievocato le vicende più difficili che hanno portato alle dimissioni di Benedetto XVI, ricordando che il Papa aveva cominciato a parlarne già un anno prima, nell’aprile 2012, motivandole con le condizioni della sua salute; e di come lui, con gli altri collaboratori più stretti, abbia cercato di “ritardare” questo momento, pur rispettando pienamente la volontà del Pontefice. «Per altro – ha detto ancora Bertone -già Giovanni Paolo II aveva pensato seriamente alla rinuncia, e così Paolo VI. E molto prima Pio XII si era preparato a questa eventualità, immaginando di poter essere rapito o impedito nel suo ministero da Adolf Hitler, quando l’esercito tedesco occupò Roma». Infine Francesco. Il cardinale è stato per sette mesi suo segretario di Stato e ha conservato col Papa “venuto dalla fine del mondo” un rapporto cordiale di amicizia anche dopo aver lasciato i suoi incarichi. “

Sabato 10 marzo 2018 il Teatro Grande Valdocco a Torino, XXIX Giornata Caritas dell’Arcidiocesi di Torino

 

Sabato 10 marzo 2018 presso il Teatro Grande Valdocco a Torino, dalle 8.30 alle 13, si è svolta la
XXIX Giornata Caritas “Sete di giustizia, fame di opportunità – per rendere protagonisti i giovani”.

«Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco su tutta la terra» (omelia alla S. Messa di chiusura della XV Giornata mondiale della gioventù, Tor Vergata, domenica 20 agosto 2000): è l’invito che Papa Giovanni Paolo II rivolse ai giovani nel Giubileo del 2000 e che facciamo risuonare anche oggi, parlando non tanto dei giovani e sui giovani, in rapporto al tema della giustizia e delle opportunità, ma per mettere subito al centro del mio intervento un approccio positivo e incoraggiante verso i giovani, considerati soggetti e non solo destinatari delle iniziative delle nostre comunità e di loro educatori.

«Fino a poco tempo fa soffrivo tanto per questa mia afflizione corporale, ricordi Gesù? Ma ora sento che in me qualcosa è cambiato. La mia sofferenza si è come attenuata; soffro ancora, è vero, ma con amore, con quell’amore che solo tu hai saputo inculcare in me».

Sono le parole scritte nel 1965 da una piccola donna che tutti, a Torino, hanno conosciuto come l’angelo dei barboni. In modo quasi sconosciuto ai più il suo cuore era uno scrigno di tesori che la mettevano in contatto con il cielo. La vita non era stata affatto generosa con lei dandole il peso di una grave scogliosi che l’11 marzo del 2008 – dieci anni fa – l’ha riportata alla casa del Padre. Portava dentro di se un grande segreto che solo ora possiamo scoprire totalmente. Avrebbe potuto ribellarsi, ma non lo fece. Avrebbe potuto chiudersi pensando a se stessa, ma non lo volle fare. Avrebbe potuto farsi servire, ma invece si fece serva dei più poveri.

Seguono le singolari storie di Romeo, Andrea, Carlo, Angelo, Eddy, Maria Clara e Sandra, contrassegnate da colpi di scena, sogni e ripensamenti, consentono di avvicinare il fenomeno dei giovani che non lavorano e non studiano…

 

 

“Futuro anteriore”
Rapporto 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia
Video a cura di Caritas Italiana

Giovani: educare, educarsi, lasciarsi educare
di don Luca Peyron direttore pastorale universitaria Piemonte e Valle d’Aosta

I giovani oggi non sono annoiati o pigri o inetti. Sono soli. Sono fermi, non volano né alto né basso perché non c’è nessuno nella torre di controllo a dare loro il segnale di via, a tracciare per loro e con loro una rotta. Siamo qui insieme per prenderne coscienza e per decidere di salire quella scala ed entrare in quella torre, comunicare con loro e dire ok, go. Decolla.

La risposta concreta della Chiesa alla disoccupazione giovanile si chiama Progetto Policoro. Non è un sostegno economico alle aziende, ma orientamento e formazione mirati. La Cei, la Conferenza episcopale italiana, grazie all’8 per mille e a una filiera collaudata da anni li aiuta in questo: ritrovare e ridare speranza.

Gli obiettivi:

•Farsi carico come Chiesa del problema della disoccupazione giovanile
•Promuovere una cultura del lavoro alla luce del Vangelo
•Costruire reti interne ed esterne alla Chiesa

Conclude la Giornata dedicata alla “Sete di Giustizia” il Servizio Civile Nazionale

 

I MIEI PAPI del Cardinal Tarcisio Bertone: Mercoledì 14 marzo 2018 a Valdocco, ore 17

Gli incontri, i ricordi, i segreti di un testimone del nostro tempo

“I MIEI PAPI” di Tarcisio Bertone – Editrice Elledici –

Mercoledì 14 marzo 2018 ore 17:00 Aula Sangalli – Valdocco

Il Cardinale Tarcisio Bertone ha vissuto i momenti salienti della storia contemporanea del Vaticano ed è oggi testimone del cuore della cattolicità.

Questo volume raccoglie un percorso che comprende sette incontri con i sette grandi Pontefici (Pio XII, Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco) che hanno costruito, negli ultimi settant’anni, la Chiesa che oggi viviamo.

Il volume si avvale della Prefazione del Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Numerosi sono i richiami ai rapporti tra i Papi e il mondo salesiano.

Il libro – come scrive nella introduzione il Cardinale Ravasi – «è proprio una storia di incontri, un “percorso concreto”, come lo definisce il suo stesso autore che qui testimonia “il suo desiderio di incontrare i Papi”. L’itinerario che propone comprende una collana settenaria di incontri che partono da lontano e progressivamente si avvicinano fino al punto di trasformare l’incontro in un abbraccio».

L’avvincente lettura di questo libro di memorie, ricco di testimonianze inedite, permetterà di conoscere meglio la figura di questo Cardinale, ex Segretario di Stato del Vaticano, a contatto con i “suoi” Papi.

Il libro verrà presentato Mercoledì 14 marzo 2018, alle ore 17, presso la Sala Sangalli Valdocco, Via Maria Ausiliatrice, 32 a Torino, alla presenza dell’autore.

Sua Eminenza risponderà alle domande del giornalista Domenico Agasso jr. de La Stampa – Vatican Insider.

 

Il Cardinal Gualtiero Bassetti in visita a Valdocco in occasione del 150° di consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice.

Si propongono gli approfondimenti di racconto delle redazioni de “La Voce E il Tempo”, “Avvenire” e il TGR – Piemonte in occasione della visita del presidente della Cei “a casa di Don Bosco”.

Articolo a cura di Marina Lomunno

 

Sono stati i ragazzi e le ragazze del primo oratorio fondato da Don Bosco a Valdocco ad accogliere nel pomeriggio di venerdì scorso il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, invitato nella casa madre dei salesiani per coronare le celebrazioni del 150° di consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice. Il cardinale appena giunto nel cortile della Basilica è stato salutato con un battimani e subito si è seduto su una gradinata in mezzo ai giovani improvvisando una catechesi. «Don Bosco vi ha insegnato la lingua della Pentecoste, ha parlato la lingua dell’amore e tutti l’hanno capito. Preghiamo perché in tutti gli ora- tori del mondo si parli questa lingua». I ragazzi hanno consegnano al cardinale la felpa e la maglietta dell’oratorio Valdocco. «Le indosserò e penserò a voi, speriamo mi vadano bene», ha scherzato. A seguire la Messa con la famiglia salesiana nella Basilica voluta da Don Bosco. «Un albero grande è nato dal cortile di Valdocco e da questa Basilica – ha sottolineato il presidente della Cei nell’omelia. I figli e le figlie di Don Bosco sono accanto ai giovani di tutti e cinque i continenti, in 130 Paesi del mondo. Anche oggi, come nella Torino dell’Ottocento, ci sono moltitudini di giovani poveri o abbandonati a se stessi nel loro mondo cybernetico, fuori della realtà. Ecco perché il Papa ha indetto un Sinodo sui giovani: tutta la Chiesa è chiamata ad avvicinarsi a questo mondo».

In serata la Basilica si è nuovamente gremita per ascoltare la Lectio del cardinale, accolto dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dall’emerito, il cardinale Severino Poletto, dall’ispettore dei salesiani per il Piemonte e la Valle d’Aosta, don Enrico Stasi, e dal rettore della Basilica, don Cristian Besso.

Nella meditazione sul tema “La Chiesa in Italia e il cammino proposto da papa Francesco”, il presidente della Cei ha messo a confronto Don Bosco e papa Francesco che «hanno avviato processi, più che occupare spazi, dando nuovo impulso alla Chiesa evangelizzatrice». «Don Bosco – ha sottolineato Bassetti – diceva che con le opere di carità ci chiudiamo le porte dell’inferno e ci apriamo il paradiso. Papa Francesco ha detto che essere artigiani della carità è come investire nel Paradiso e che i poveri sono il nostro passaporto per il Paradiso. Due personalità differenti, espressione di due epoche storiche, accomunati dalla stessa fede, dallo stesso amore per i poveri e anche dalle comuni origini piemontesi».

Al seguente link, è possibile accedere al servizio giornalistico realizzato da Caterina Cannavà.

 

Ecco l’articolo de La Voce e Il Tempo che, oltre ad una dettagliata descrizione dell’intera visita, pubblica integralmente la Lectio magistralis del cardinale Bassetti:

Bassetti, Don Bosco e Papa Francesco innamorati dei poveri

Torino – Il presidente della Cei, nell’ambito della visita a Valdocco nel 150° anniversario della consacrazione della basilica salesiana, il 9 marzo ha tenuto una lectio magistralis su «La Chiesa in Italia e il cammino proposto da Papa Francesco».

«Don  Bosco  diceva che ‘con le opere di carità ci chiudiamo le porte dell’inferno e ci apriamo il paradiso’. Papa Francesco ha detto che “essere artigiani della carità è come investire nel paradiso” e che i poveri sono il nostro “passaporto per il paradiso”. Giovanni Bosco e il Papa: due personalità differenti, espressione di due epoche storiche lontane, accomunati dalla stessa fede, dallo stesso amore per i poveri e anche dalle comuni origini piemontesi». Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha iniziato la sua Lectio magistralis… continua a leggere 

 

A margine della visita a Valdocco, la giornalista M. Lomunno ha rivolto al presidente della CEI, alcune domande, ecco l’intervista che verrà pubblicata sulla versione cartacea nell’edizione di Domenica 18 Marzo 2018:

Il cardinale Bassetti a Torino: «Ricucire l’Italia»

Si intitolava «La Chiesa in Italia e il cammino proposto da Francesco» la Lectio magistralische il card. Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei ha pronunciato nella serata di venerdì 9 marzo, a Torino, in occasione del 150° delle celebrazioni della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice. La presenza del Presidente dei Vescovi italiani ha sottolineato la riconoscenza della Chiesa italiana per don Bosco e per i suoi figli che ne continuano l’opera.  A margine dell’incontro abbiamo intervistato il cardinale sull’attualità dei santi sociali torinesi.

Eminenza, la sua Presenza a Torino nella Basilica di Maria Ausiliatrice, è stata l’occasione per visitare i luoghi salesiani: Valdocco è crocevia della santità sociale torinese. Qual è secondo lei l’attualità dei nostri santi sociali in un momento difficile per la nostra città che, come nell’Ottocento dove una grande fetta della popolazione viveva nell’indigenza, il 40% dei giovani è disoccupato e le periferie urbane soffrono le ricadute della crisi economica?

I santi sociali torinesi sono straordinariamente attuali. E lo sono per almeno due motivi: prima di tutto perché ci ricordano con forza che la Chiesa è da sempre presente nelle zone di indigenza e di povertà. Non è un’invenzione della modernità: cioè di una stagione che sembrerebbe diluire il cristianesimo nella solidarietà. Non si tratta assolutamente di questo: ma, al contrario, si tratta di rendere autentico il mistero dell’incarnazione e la croce gloriosa di Cristo. Laddove c’è una persona in difficoltà, da sempre, la Chiesa si china a curare e a fasciare le ferite, perché in quelle ferite sgorga il sangue di Gesù sulla Croce.

In secondo luogo, perché i santi sociali torinesi concretizzano le parole dell’apostolo Giovanni quando dice che noi siamo chiamati ad amare non solo «a parole» «ma con i fatti e nella verità». Queste parole che hanno anche fatto da incipit al messaggio di Papa Francesco per la Prima giornata mondiale dei poveri sono molto importanti perché ci chiamano ad agire nella storia con azioni concrete. Come si può ben capire, anche in questo richiamo alla questione sociale, c’è un filo diretto e continuo nel magistero della Chiesa. Un magistero che si rinnova sempre, ma che, al tempo stesso, è fedele alla tradizione. I santi sociali torinesi sono per noi dei modelli di vita a cui dobbiamo ispirarci, non per ripetere pedissequamente il passato, ma per costruire il futuro.

Durante la sua Lectio magistralis nella Basilica di Maria Ausiliatrice lei ha introdotto la sua riflessione indicando come due personalità così diverse, don Bosco e Papa Francesco, siano accomunate dalla scelta preferenziale dei poveri e dei giovani. Ha poi citato una frase di Papa Francesco per sintetizzare il suo pontificato: «Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi». Un programma che ha molte similitudini con i santi sociali come Giovanni Bosco i cui frutti dei processi da loro avviati nell’Ottocento sono ancora il motore trainante della nostra diocesi e non solo…     

Questo richiamo ai processi evocato da Papa Francesco è di fondamentale importanza. Non solo perché rimanda ad una fermissima fede nell’azione di Dio che ci sovrasta sempre, ma perché prende di petto un problema cruciale in ogni epoca storica: il rapporto degli uomini con il potere. Francesco con quella frase ci rammenta che la salvezza non viene dalla potenza degli uomini, ma solamente dal Padre, che è l’unico vero Signore della Storia. Se noi riconosciamo con sincerità questa verità e ci lasciamo guidare dall’ispirazione divina possiamo entrare in questa dimensione di totale affidamento e in definitiva possiamo cambiare il nostro stile di vita. Una vita troppo spesso soffocata dalle nostre ansie da prestazioni e dalle nostre ambizioni di successo e di dominio. In due parole, una vita che troppe volte è caratterizzata dalla mondanità e dal clericalismo. Due «piaghe» su cui Francesco si è soffermato molte volte e sempre con parole chiarissime. Dobbiamo convincerci, una volta per tutte, che nessun uomo è indispensabile e che i progetti pastorali se fatti senza questo spirito di abbandono nelle mani di Dio, inaridiscono e producono solo strutture burocratiche di dubbia utilità.

Don Bosco ha dedicato tutta la sua vita a dare speranza ai giovani, soprattutto quelli più «discoli e pericolanti». Tra i problemi dell’Italia c’è quello dei neet, giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano né lavorano. Torino e il Piemonte purtroppo hanno anche questo primato, tanto che nostri Vescovi hanno lanciato recentemente un appello alle istituzioni per mettersi in rete e affrontare questo nodo fondamentale per dare futuro al Paese, studiando progetti per «stanare» i neet che stanno diventando un allarme sociale. Cosa è successo in questi anni se migliaia di giovani rifiutano di progettare il proprio futuro e come se ne può uscire?

Questo fenomeno a mio avviso ha una spiegazione duplice. Da un lato rappresenta il trionfo del nichilismo del mondo odierno. Un vuoto di valori e prospettive che nell’immediato fa vivere il ragazzo solo per se stesso e poi, nel giro di breve tempo, finisce per fargli perdere la speranza e la visione del futuro. Dall’altro lato, invece, certifica uno dei più grandi drammi della società italiana: una società bloccata, vecchia, immobile, fatta di oligarchie e pastoie culturali che bloccano ogni prospettiva di crescita. Molti giovani si perdono in questa palude sociale dove tutto sembra stagnante, opaco, poco attraente e senza futuro. Penso però che al di là delle difficoltà che indubbiamente esistono, noi adulti abbiamo il compito, anzi, la missione di prendere per mano questi ragazzi e di dirgli: «I care». La tua persona mi interessa. Ho a cuore la tua vita e la tua dignità. E poi aggiungere: «tu vali». Tu vali così come sei. Con i tuoi limiti e le tue virtù. Tu sei una perla preziosa agli occhi di Dio che ti ama infinitamente. E inoltre sei un talento prezioso per la comunità, per il Paese e per la Chiesa. Ecco una parola che a mio avviso va riscoperta: «talento». Ogni giovane è un talento da valorizzare e non abbandonare mai.

Lei è Arcivescovo di Perugia Città della Pieve: un suo predecessore fu il cardinale Pecci, quel Leone XIII che ha posto le basi della moderna dottrina sociale della Chiesa e il suo motto episcopale è «In charitate fundati», «fondati nella carità» che, richiamando la Lettera agli Efesini di san Paolo, anticipa e conferma la scelta dei poveri a cui da cinque anni ci indica Papa Francesco. Uno stile di episcopato ben preciso che sicuramente permeerà la sua Presidenza dei Vescovi italiani. Quali sono le urgenze che la Chiesa italiana indica al nuovo Governo dopo le elezioni del 4 marzo scorso per affrontare la crisi sociale che sta attraversando il nostro Paese?

Lo abbiamo sempre detto: i poveri, le famiglie e il lavoro. In definitiva, far ripartire l’Italia tutta intera, senza egoismi sociali e culturali. Per usare un’espressione che ho utilizzato spesso è necessario «ricucire l’Italia». Occorre rammendare un Paese in difficoltà e troppo spesso in crisi d’identità. È necessario dunque fornire una speranza e una strada certa all’Italia senza, però, soffiare sul fuoco delle divisioni e soprattutto senza cercare nemici immaginari o capri espiatori nei diversi o negli stranieri. Dobbiamo tutti quanti, ognuno secondo le sue capacità o disponibilità, assumerci delle responsabilità con un unico obiettivo: dare una mano allo sviluppo umano di questo Paese, alla luce della sua storia ricca e complessa. E anche, perché no, alla luce della dottrina sociale della Chiesa che è un patrimonio prezioso a cui attingere e a disposizione di tutti.

(Articolo tratto da La Voce e  Il Tempo,
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In Basilica il cero che invita alla preghiera per l’Ispettoria salesiana della Spagna

I fedeli che si sono riuniti l’8 marzo nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino sono stati invitati ad offrire la loro preghiera per le necessità della Famiglia Salesiana presente nell’Ispettoria SDB di Spagna/Madrid. Questa intenzione è stata espressa da un cero posto dinanzi al quadro dell’Ausiliatrice in Basilica, acceso da un gruppo di docenti delle scuole salesiane impegnati in un corso formativo su Don Bosco e il carisma salesiano. Si tratta di una tappa ulteriore del cammino di ringraziamento e preghiera inaugurato dal Rettor Maggiore don Angel Fernandez Artime nel contesto delle celebrazioni per il 150° anniversario della consacrazione della Basilica di Valdocco.

La Basilica di Santa Maria Ausiliatrice fa 150 anni. Come si festeggerà?

L’ACI Stampa, l’agenzia di stampa cattolica, ha pubblicato un’interessante articolo, a cura di Simone Baroncia, che racconta il 150º Anniversario della Basilica di Maria Ausiliatrice, ripercorrendo le tappe principali della storia e l’itinerario dedicato proposto dalla comunità di Valdocco.

La Basilica di Santa Maria Ausiliatrice fa 150 anni. Come si festeggerà?

Il 9 giugno 1868 don Giovanni Bosco concludeva a Valdocco, nel quartiere di Borgo Dora, i lavori della basilica di santa Maria Ausiliatrice inaugurandola e consacrandola ufficialmente. Le ‘Memorie Biografiche’ testimoniano una specifica attenzione verso l’Ausiliatrice a partire dalla ‘Buona notte’ del 24 Maggio 1862.

E nel dicembre dello stesso anno don Bosco scrisse al chierico Albera (futuro Rettore Maggiore) che la loro chiesa era troppo piccola, esprimendo il proposito di fabbricarne una nuova ‘più bella, più grande, che sia magnifica’ e a cui dare il titolo ‘Chiesa di Maria Ausiliatrice’.

Il motivo di questa devozione fu chiarito l’8 Dicembre, dichiarando al chierico Cagliero: “Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell’Immacolata […] Ma la Madonna vuole che La onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare la fede cristiana”.

Per celebrare l’anniversario è stato preparato un itinerario, che accompagnerà i fedeli ed i giovani a scoprire un esempio architettonico, che si è trasformato con le esigenze della città, tantoché la Basilica di Maria Ausiliatrice, oltreché essere la Casa Madre dei Salesiani, è stata definita ‘un’emergenza architettonica nella città di Torino’.

Infatti in 150 anni sono molteplici i cambiamenti che ha subìto: ai tempi di don Bosco era molto più piccola, quasi la metà. La basilica è passata dall’essere una chiesa dell’800 torinese, nata in un contesto di povertà, ad essere rivisitata interamente nel 1934, in occasione della canonizzazione di san Giovanni Bosco, con uno stile molto magniloquente che volge lo sguardo allo stile delle Basiliche romane, ma anche allo stile liberty degli anni ’20 e ’30 della città di Torino:

“La Basilica è sufficientemente visibile nel profilo architettonico della città; testimonia quel rinascere edilizio della città nella seconda metà dell’800 ed è testimone dello stile tardo liberty-umbertino degli anni Trenta (ampliamento e decorazioni degli anni 1934-1938)”. Con la Basilica, è mutato anche il quartiere, dapprima periferico con problematiche dovute all’integrazione inter religiosa, e poi in seguito multietnico oltre ad essere a ridosso del centro storico di Torino.

Per ‘festeggiare’ l’importante anniversario è stato approntato un percorso, che accompagnerà il pellegrino fino a giugno: venerdì 9 marzo 2018 ci sarà l’incontro con il card. Gaultiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, che parlerà del rapporto tra Chiesa e mondo. Gli incontri proseguiranno, venerdì 6 aprile, con la ‘Comunità Nuovi Orizzonti’ di Chiara Amirante, una realtà che si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio interiore, tramite solidarietà a sostegno di chi è in grave difficoltà, con una particolare attenzione alle tante problematiche che caratterizzano i ragazzi di strada e il mondo giovanile. Un altro appuntamento di aprile è il concerto con il gruppo musicale ‘The Sun’. Il percorso terminerà sabato 9 giugno con una Concelebrazione Solenne.

A proposito di questo percorso il rettore della basilica, don Cristian Besso, si è così espresso in una intervista con ACI Stampa: “Questo percorso non vuole essere una celebrazione prettamente di carattere storico. Io penso che soprattutto ricomprendere come la fede è una fede mariana, spinge stimola provoca a un nuovo impegno di carità. E si potrebbe dire ancora meglio: quella carità che certamente è il chinarsi sugli ultimi, sui poveri, sui chi ha bisogno. Ma anche quella carità che è riconsegnare senso all’uomo e alla donna del nostro tempo”.

Quindi 150 anni con il presidente della Cei: quale è il valore di questa visita?

L’invito al card. Bassetti nasce dal desiderio di comprendere sempre meglio la realtà ecclesiale italiana, così da far parte viva della chiesa, condizione necessaria per vivere l’impegno della testimonianza e la gioia del Vangelo.

Perché don Bosco volle erigere questa chiesa?

La basilica di Maria Ausiliatrice venne costruita sia per garantire agli abitanti del quartiere periferico di Torino un luogo per la celebrazione sia per sottolineare la gratitudine di don Bosco a Colei che è stata mediatrice delle intuizioni spirituali e caritative a favore della gioventù.

Don Bosco ed il metodo preventivo: a pochi mesi dal Sinodo in quale modo la Chiesa può ‘guardare’ i giovani?

Ci pare che le intuizioni del nostro santo fondatore siano quanto mai di attualità: stare con i giovani per crescere insieme nell’adesione al Vangelo; insieme scoprire la bellezza e la vita che scaturisce dall’incontro personale col Signore; rendere i giovani protagonisti dell’impegno di educazione ed evangelizzazione; camminare con sapienza alla ricerca del progetto di vita proprio di ciascuno, come garanzia di vera felicità e scoperta certa del senso della vita.

Al termine delle celebrazioni non si può pensare che al futuro: quale ‘santuario’ sarà?

Un santuario cittadino che sia aperto a tutti: non solo coloro che hanno la fede, e neppure coloro che semplicemente sono in ricerca, ma anche chi ha fatto l’esperienza dell’ateismo, della lontananza dalla chiesa. Direi che ‘domani’ potrebbe essere un luogo davvero di multi relazioni, di capacità di incontro proprio con tutti, di simpatia a cuore aperto, dentro ad una tonalità educativa, perché questo è il nostro specifico come salesiani, noi incontriamo non semplicemente per incontro, ma per accompagnare come diceva don Bosco ‘per fare, insieme’ a colui che incontriamo un percorso verso il senso della vita.

(Articolo integrale su ACI STAMPA.it)

 

Le “24 ore per il Signore” stabili, instancabili e abituali con la “movida spirituale” di San Salvario e e le iniziative di Maria Ausiliatrice

Anche quest’anno il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione propone la 5ª edizione di “24 ore per il Signore”, nei giorni di venerdì 9 e sabato 10 marzo. Il tema di quest’anno è un’espressione del Salmo 130: “Presso di te è il perdono”: il desiderio è quello di aprire il cuore per farvi entrare la vita di Dio, che lo cambia e lo trasforma e rende felici.

Si pubblica il reportage di “Famiglia Cristiana” a cura di Lorenzo Montanaro, Alberto Laggia e di Maria Elefante che ritraggono, attraverso la loro penna, alcune realtà parrocchiali “sempre aperte” del Piemonte, del Veneto e della Campania che cercano di offrire anche in orari insoliti, e non solo in occasione delle “24 ore per il Signore”, iniziative diverse all’insegna della preghiera e delle confessioni. Qui di seguito, una parte del reportage, che si affaccia alle porte dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice:

L’anima della notte

VIAGGIO NELLE CHIESE APERTE ANCHE DOPO IL TRAMONTO

IL 9 E 10 MARZO IN TUTTA ITALIA PREGHIERE E CONFESSIONI NON STOP IN OCCASIONE DELLE “24 ORE PER IL SIGNORE”, UN APPUNTAMENTO ANNUALE VOLUTO DA PAPA FRANCESCO. MA CI SONO CITTÀ IN CUI QUESTA È UNA REALTÀ QUOTIDIANA. O QUANTO MENO SETTIMANALE. SIAMO ANDATI SUL CAMPO A VEDERE DOVE E COME.

PARTENDO DAL PIEMONTE

DAL KEBAB ALL’INCENSO, L’ALTRA “MOVIDA”
Le iniziative dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice

di Lorenzo Montanaro

«In chiesa non vado mai, non so nemmeno se sono credente. Però qui, a quest’ora di notte, c’è qualcosa di speciale: un silenzio che mi piace». Entrano alla spicciolata, qualcuno dopo aver dato l’ultimo sorso al bicchiere di plastica che tiene in mano o l’ultimo morso a un trancio di pizza. C’è chi, all’ingresso, si fa un segno di croce. Chi si guarda un po’ intorno, come per “assaggiare” l’aria.

Di solito si fermano cinque o dieci minuti, ma c’è anche chi si trattiene più a lungo. Entrano perché le porte sono spalancate. Già, una chiesa senza confini e senza barriere. Aperta sulla piazzetta che ogni fine settimana viene invasa da migliaia di ragazzi in cerca di divertimento e locali alla moda. Aperta al punto da assorbire voci, rumori, perfino odori. Dal kebab all’incenso. È

un chiaro esempio di quella Chiesa in uscita voluta da papa Francesco. Ma questa parrocchia ha “giocato d’anticipo”. Questione di un soffio. Era infatti il 2 marzo 2013 (11 giorni prima dell’elezione di Bergoglio) quando don Mauro Mergola, salesiano, parroco della comunità Santi Pietro e Paolo, nel cuore del multietnico quartiere torinese di San Salvario, decise di tenere aperta la chiesa il sabato notte per incontrare i “ragazzi della movida”. Doveva essere un esperimento, legato alla Quaresima. Invece, dopo cinque anni di rodaggio, la “movida spirituale” è una realtà stabile e affermata. Un’esperienza di frontiera. Sì, perché

nelle notti di San Salvario si incontra di tutto. Accanto al divertimento sano, c’è il dolore urlato nello sballo: il consumo di alcol è elevatissimo, come quello di stupefacenti (cannabis, il cui odore dolciastro si sente ovunque, ma anche cocaina e droghe sintetiche dagli effetti devastanti). A questo mondo dai mille volti, chiassoso quanto ignorato, la parrocchia non risponde con la condanna, ma con la presenza. «Noi stiamo sulla porta» racconta Paulo Bošković, salesiano croato, che a Torino si prepara per l’ordinazione sacerdotale. «Tanti ragazzi si avvicinano per incontrarci e fare domande. È il segno di un desiderio spirituale vivo, nonostante tutto».

Tra mezzanotte e le due c’è un flusso continuo di gente che varca le porte della chiesa. Si tratta, per lo più, di piccoli gruppi di ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Sara e Laura, entrambe diciottenni, sono entusiaste. «La proposta ci piace molto. È bella la possibilità di un istante di preghiera, magari prima di un’uscita di gruppo con gli amici». Se per loro la vita di parrocchia è esperienza quotidiana, c’è anche chi arriva da percorsi diversi. «No, non mi definirei credente, almeno non nel senso  tradizionale» dice Lorenzo, anche lui neomaggiorenne. «Eppure qui vengo spesso. Mi piace il contrasto tra il frastuono di fuori e la calma che si respira oltre la porta». Chi vuole può scrivere su un foglietto di carta la sua personale domanda e pescare da un

cestino una citazione biblica. In piedi davanti all’altare, don Mauro incontra tutti e con tutti condivide una parola, un saluto, un preghiera. «Affidiamo al Signore esperienze e persone care. Insieme diamo un senso a questo momento. A volte, qualcuno mi chiede di confessarsi».

Col buio ha a che fare anche la proposta che arriva dal santuario di Maria Ausiliatrice, cuore pulsante del mondo salesiano. Alle 21 della domenica c’è la Messa, ma, specialmente in questa Quaresima, già dalle 20.30 sono disponibili quattro o cinque confessori. E la fila di fedeli (soprattutto universitari e giovani coppie) è continua. «Non è solo questione di comodità» osserva il rettore, don Cristian Besso. «La sera è il tempo della riflessione. Come ci ricordano tanti passi biblici, è l’ora in cui l’uomo sente l’angoscia delle giornate che sfumano via, a volte nel non senso. In quest’ora è prezioso l’incontro spirituale».

 

Ecco, il reportage integrale:

Il Card. Gualtiero Bassetti a Valdocco per celebrare i 150 anni della Basilica di Maria Ausiliatrice

Continuano le iniziative del programma del 150º Anniversario della Basilica di Maria Ausiliatrice, clicca qui per il calendario completo.

Inizierà nel pomeriggio di Venerdì 9 Marzo 2018, la visita del Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana,  presso la casa madre dei Salesiani del Piemonte e Valle D’Aosta, a Valdocco. Nel programma della visita è prevista alle ore 18,30, nella splendida cornice della Basilica di Maria Ausiliatrice, la celebrazione dell’Eucaristia presieduta da Sua Eminenza reverendissima. Alle ore 21,00 un Suo intervento dal titolo “LA CHIESA IN ITALIA E IL CAMMINO PROPOSTO DA PAPA FRANCESCO”.

1868-2018 : 150° anniversario consacrazione Basilica Maria Ausiliatrice

Il 9 di giugno del 1868 don Bosco concludeva i lavori della Basilica di Santa Maria Ausiliatrice inaugurandola e consacrandola ufficialmente. Tra qualche mese saranno trascorsi 150 anni da quel giorno.
L’itinerario preparato per l’occasione, che per certi versi non è  strettamente legato a chi è “il devoto”, accompagnerà i fedeli, i giovani e la città di Torino a prendere parte ad un evento che non vuole essere esclusivamente religioso, ma anche civile. La Basilica di Maria Ausiliatrice è santuario della diocesi, è la Casa Madre dei Salesiani nonché un emergenza architettonica nella città di Torino.

In questi 150 anni sono molteplici i cambiamenti che ha subìto: ai tempi di don Bosco era molto più piccola, quasi la metà. Internamente ha subito molte variazioni: al posto del quadro dell’Ausiliatrice ora vi è la balaustra d’ingresso del presbiterio, mentre da un punto di vista cromatico l’arredo marmoreo ha sostituito il bianco candido delle mura; la seconda cupola non era presente mentre la prima era costituita da una volta di astri argentei.
Oltre alla struttura architettonica, rimasta immutata è anche la pala della ausiliatrice, la pala d’altare commissionata da don Giovanni Bosco a Tommaso Lorenzone.

La Basilica è passata dall’essere una chiesa dell’800 Torinese, nata in un contesto di povertà, ad essere rivisitata interamente nel 1934, in occasione della canonizzazione di san Giovanni Bosco, con uno stile molto magniloquente che volge lo sguardo allo stile delle Basiliche romane, ma anche allo stile liberty degli anni ’20 e ’30 della città di Torino.

Questa città che guardava alla Francia, ma si sentiva un po capofila delle città italiane.

Con la Basilica, è mutato anche il quartiere, dapprima periferico con problematiche dovute all’integrazione inter religiosa, e poi in seguito multietnico oltre ad essere a ridosso del centro storico di Torino.

Il rettore della Basilica, don Cristian Besso, si è espresso chiaramente:

Questo percorso non vuole essere una celebrazione prettamente di carattere storico, io penso che sopratutto ricomprendere come la fede è una fede mariana, spinge stimola provoca a un nuovo impegno di carità. E si potrebbe dire ancora meglio: quella carità che certamente è il chinarsi sugli ultimi, sui poveri, sui chi ha bisogno. Ma anche quella carità che è riconsegnare senso all’uomo e alla donna del nostro tempo.

Perché la scelta di un percorso? Quando si cerca di dare delle motivazioni e rinnovare la nostra parte più profonda, è impossibile farlo in un istante, è necessario pedagogicamente un cammino, “un allenamento” per gustare la celebrazione conclusiva.

 “mettersi in cammino per riscoprire motivazioni.”

Il cammino ha inizio il mercoledì 6 dicembre 2017 con un concerto inaugurale, a cui avranno seguito una serie di iniziative presiedute da persone di rilievo. Il secondo concerto avrà luogo sabato 20 gennaio 2018 dove alcuni storici, esperti, racconteranno cosa accadde quel famoso 9 giugno 1868, e in questa occasione verrà inoltre presentato il restauro apportato al grande organo, che ha richiesto una spesa economica ed un impegno di restauro molto importante. L’organo è composto da 3000 canne, uno tra i più grandi e maestosi del nord Italia e ha una certa notorietà nel panorama organistico europeo.

La data di sabato 20 gennaio 2018 coincide con la conclusione delle “Giornate di spiritualità della Famiglia Salesiana”, un iniziativa che coinvolge tutto il mondo, per l’occasione sono attesi più di 300 fedeli.

A seguire, lunedì 29 gennaio 2018, la presentazione di uno studio: il libro “I sogni di Don Bosco”. L’opera raccoglie i contributi di venti studiosi, teologi e psicologi sul concetto di sogno. Don Bosco, com’è risaputo, fece numerosi sogni nella sua vita, visioni riguardanti il futuro della Chiesa. Due di queste sono rappresentate sul fondo della Basilica, e un’altro nella cappella delle Reliquie, luogo dove sarà presentato per la prima volta questo studio particolare.
Venerdì 9 marzo 2018 a seguito della Celebrazione Eucaristica , avrà luogo l’incontro presieduto dal card. Bassetti, il presidente dei vescovi italiani che parlerà della Chiesa, del cambiamento che Essa stessa ha fatto con l’indicazione di papa Francesco.

Venerdì 6 aprile 2018 la basilica ospiterà la Comunità nuovi Orizzonti, una realtà che si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio interiore, tramite solidarietà a sostegno di chi è in grave difficoltà, con una particolare attenzione alle tante problematiche che caratterizzano i ragazzi di strada e il mondo giovanile. Il messaggio della sua sua fondatrice, Chiara Amirante è molto profondo:

Portare la gioia a chi ha perso la speranza. Dischiudere nuovi orizzonti a chi vive situazioni di profondo disagio.

La presidentessa sarà accompagnata da un giovane sacerdote, don Davide Banzato, volto popolare, oltre che per la sua presenza sui vari social network, anche per la collaborazione con diverse trasmissioni radio-televisive: inviato a Sulla Via di Damasco in onda su Rai 2, ospite fisso su Rete 4 a La strada dei miracoli e molti altri.
A chiudere il periodo pasquale, sabato 7 aprile 2018 alle ore 21, un’eccellenza musicale del Piemonte: la Corale di Aosta. A seguire, sempre nel mese di aprile, il gruppo musicale “The Sun”, giovane band punk di successo internazionale. Francesco Lorenzi, autore e cantante della band, porta la sua testimonianza: dopo l’intenso periodo di conversione coinvolge la band alla scoperta di un nuovo modo di fare musica. Nascono così i The Sun, con i quali realizza due album (Spiriti del Sole e Luce) prodotti da Sony Music. Nel 2013, durante una tournée tra Italia, Portogallo, Palestina e Brasile, i The Sun si sono esibiti per papa Benedetto XVI e papa Francesco.

Il percorso terminerà sabato 9 giugno 2018 con un ultima Concelebrazione Solenne. Al termine di questo percorso non si può che non pensare al futuro. Quello della Basilica di Maria Ausiliatrice sarà trasformare questo luogo in un Santuario cittadino, un luogo in cui si può rispondere ai profondi interrogativi dell’umano, grazie all’incontro con l’Evangelo di Cristo.

Un santuario cittadino che sia aperto a tutti: non solo coloro che hanno la fede, e neppure coloro che semplicemente sono in ricerca, ma anche chi ha fatto l’esperienza dell’ateismo, della lontananza dalla chiesa io direi che il domani potrebbe essere un luogo davvero di multi relazioni, di capacità di incontro proprio con tutti, di simpatia a cuore aperto, dentro ad una tonalità educativa, perché questo è il nostro specifico come salesiani, noi incontriamo non semplicemente per incontro, ma per accompagnare come diceva don Bosco “per fare, insieme” a colui che incontriamo un percorso verso il senso della vita.