Il soldato Pietro: la storia di don Bruno Ferrero
C’era una volta un uomo rude e coraggioso, di nome Pietro, che aveva scelto come mestiere quello del soldato. Sapeva combattere con l’archibugio e la spada e si era distinto nelle battaglie più celebri.
Ma fare il soldato e girare il mondo per combattere sono avventure davvero pericolose. Così, un giorno, durante un furioso assalto, il soldato Pietro fu colpito a morte. Quello stesso giorno arrivò alle porte del Paradiso. Bussò con energia. San Pietro si affrettò ad aprire.
«Bene, giovanotto», disse san Pietro, squadrando la divisa rossa e blu del soldato. «Che cosa volete?».
«Voglio entrare in Paradiso», rispose il soldato. «Io sono il soldato Pietro. Voi mi conoscete certamente, perché porto il vostro stesso nome. Guardate quante medaglie ho meritato! Non c’era nel reggimento un soldato coraggioso quanto me. Modestia a parte, sono il migliore. Ho combattuto molto. Sono persino morto per la mia patria. Credo proprio di essermelo guadagnato il Paradiso!».
«Vedo, vedo», borbottò san Pietro, «il vostro nome è il più bello che ci sia, non c’è dubbio. Avete combattuto bene, già, già… Ma tutto questo non basta. Devo prima dare un’occhiata ai miei registri». San Pietro estrasse un grosso librone da uno scaffale e cominciò a leggere lentamente una pagina dopo l’altra. Tutto quello che il soldato aveva fatto era scritto in quel librone. Man mano che san Pietro leggeva, però, scuoteva la testa, si tormentava la lunga barba bianca, bofonchiava: «Uhm… Uhm». Il contenuto del libro non era soddisfacente. Secondo quello che c’era scritto e secondo le leggi che regolavano l’accesso al Paradiso, san Pietro non poteva assolutamente lasciar entrare il soldato. Ma il sant’uomo provava una grande simpatia per il soldato che portava il suo nome.
«Non posso mica mandare all’inferno uno che si chiama Pietro!», pensava.
Ma che cosa poteva fare?
San Pietro chiamò san Michele, l’arcangelo che portava la spada e l’armatura, e che quindi avrebbe dovuto provare comprensione nei riguardi di un suo collega umano. I due parlarono e discussero a lungo. San Pietro cercava di trovare qualche scusa per poter permettere al soldato di entrare in Paradiso.
«Ma no, ma no!», gridava san Michele. «Non puoi infrangere i regolamenti. Questo soldato non può assolutamente entrare. Devi cacciarlo via!».
Allora san Pietro convocò un’adunanza. Un’adunanza di tutti i santi più buoni che riuscì a trovare. C’erano san Giuseppe, santa Teresina, san Francesco, santa Caterina. Ma non ci fu niente da fare. Anche i santi scuotevano la testa e affermavano che
il soldato Pietro non era stato sufficientemente buono per entrare in Paradiso.
Ci voleva ben altro per fermare san Pietro.
Senza esitare si recò da Gesù e cominciò a raccontargli tutto quello che si riferiva al soldato. Gli parlò in lungo e in largo del suo coraggio, della sua generosità, del fatto che era morto per la patria.
Gesù prestava attenzione ad ogni parola. Ma proprio in quel momento, ci fu un baccano indescrivibile.
Venti diavoli, trafelati e rabbiosi, stavano correndo su per i gradini che portavano al Paradiso.
«Ferma, ferma!», gridavano i diavoli, agitando i forconi aguzzi. «Questo soldato non appartiene al Paradiso. Questo soldato appartiene a noi!».
Le cose si mettevano decisamente male per il povero soldato Pietro. Un diavolaccio rosso lo punzecchiò con la forca sghignazzando: «Eccolo qui, quello che diceva sempre “porco diavolo”!».
Ma proprio allora, al fianco di Gesù, apparve una bella Signora. Era Maria. Aveva in mano un grosso libro d’oro, che consegnò a Gesù. Gesù prese il libro. Aveva centinaia di pagine, ed era tutto scritto, su tutte le pagine. Gesù incominciò a leggere.
Gesù leggeva e leggeva e leggeva. Alla fine si voltò verso Maria e le fece un bell’inchino. Quello era il segnale. Il soldato Pietro poteva entrare in Paradiso. Fu Maria stessa a prenderlo per mano e farlo entrare, mentre san Pietro sorrideva soddisfatto.
Molto meno soddisfatti, naturalmente erano i diavoli. Si avviarono furibondi verso l’Inferno, protestando: «Maria è la nostra rovina! Continua a rubare le anime che ci appartengono! Di questo passo finiremo disoccupati».
A san Pietro, però, era rimasta una gran curiosità. Che cosa c’era scritto sul gran libro d’oro che Maria aveva fatto leggere a Gesù? Così, mentre tutti erano distratti a festeggiare il nuovo arrivato, san Pietro si avvicinò, quatto quatto, al libro d’oro e lo aprì. C’erano scritte tante Ave Maria su ogni pagina. Migliaia e migliaia di Ave Maria. Ogni volta che il soldato Pietro diceva un’Ave Maria, la Madonna la scriveva sul suo grande libro d’oro. Erano state proprio quelle Ave Maria ad aprire le porte del Paradiso al soldato Pietro.
Il pensiero di mamma e papà
II soldato Pietro deve la salvezza all’Ave Maria che aveva imparato a recitare forse sulle ginocchia della mamma. Proprio come abbiamo fatto noi. Ma nessuno può continuare a pregare ed avere il cuore cattivo. La preghiera non è solo un grido d’aiuto. È qualcosa che trasforma, cambia, converte. Questo è il vero senso di questa leggenda. L’Ave Maria può effettivamente diventare la chiave del Paradiso, perché nelle sue semplici parole è contenuto il nucleo della fede evangelica. E Maria continua la missione di Gesù: portare la grazia e la tenerezza di Dio a tutti, essere espressione della incrollabile volontà di salvezza del Padre celeste nei confronti di ogni persona umana.
Paciocchiamo
Dai giochiamo!
Per essere più buoni
“Un’attenzione speciale nelle preghiere del mattino e della sera”
Preghiamo insieme
Sii una luce per me, Signore.
Come nebbia al sole si dissipi la paura.
Diffondi la tua luce su di me,
perché orienti i miei passi
verso di Te.