La Madonna di Guadalupe: la storia di don Bruno Ferrero
Anticamente, nel paese oggi chiamato Messico, viveva un indio di nome Juan Diego.
Quello non era il suo nome da sempre. Prima che i bianchi arrivassero dalla Spagna attraverso il mare, Juan Diego si chiamava «Colui-che-parla-come-un’aquila». Viveva con la moglie nel villaggio di Tolpetlac, piantava il mais e pagava le imposte al grande impero azteco.
Alcuni missionari bianchi parlavano di un Dio gentile e buono come un padre. «Colui-che-parla-come-un’aquila» e sua moglie ascoltarono i frati, si fecero cristiani e i loro nomi furono cambiati in Juan Diego e Maria Lucia. Erano fedeli alla loro nuova religione e avevano molta pace e felicità.
Un inverno Maria Lucia si ammalò e morì. Juan Diego ne ebbe il cuore spezzato. Ma i frati gli dissero di non essere triste, perché una donna buona come Maria Lucia era certamente in salvo nel regno del loro nuovo Padre.
Juan Diego continuò a lavorare sodo e ogni sabato, proprio come faceva quando era viva sua moglie, andava alla chiesa di Santiago ad ascoltare la Messa in onore della Madre di Dio. E si fermava anche la domenica per le funzioni solenni. Ma un giorno, il 9 dicembre dell’anno 1531, accadde una cosa che cambiò per sempre la sua vita.
Una Signora bellissima
Poco prima dell’alba, Juan Diego si mise il tilma, il rozzo mantello dei poveri fatto con fibre di cactus, e si avviò verso la chiesa, come ogni sabato. Era una bella distanza dal suo villaggio, ma Juan Diego c’era abituato. Giunto nei pressi della collina di Tepeyac, Juan Diego sentì un canto dolcissimo. Ricordava la musica della Messa solenne. Guardò in su e vide la cima della collina coperta da una bianca nuvola luminosa. Decise di dare un’occhiata più da vicino. Mentre saliva, la nuvola sembrò esplodere in raggi di colore. E di colpo la musica tacque. Tutto si fece silenzio.
Poi Juan Diego sentì una voce umana, la dolce voce gentile di una donna, che parlava la sua lingua.
«Juan», chiamò. «Juan Diego».
Juan Diego corse fino in cima alla collina. Ed ecco la nuvola si aprì ed egli vide una Signora bellissima vestita come una principessa azteca. Juan Diego si buttò in ginocchio. La Signora era in mezzo a un alone di luce, come se dietro di lei ci fosse il sole.
«Juan Diego», disse la Signora, «piccolo e preferito tra i miei figli…». Juan scattò in piedi. «Dove stai andando, Juanito?», chiese la Signora.
Juan Diego rispose più educatamente che poteva. Disse alla Signora che era diretto alla chiesa di Santiago per ascoltare la Messa in onore della Madre di Dio.
«Figlio mio diletto», disse la Signora, «sono io la Madre di Dio, e voglio che tu mi ascolti attentamente. Ho un messaggio molto importante da darti. Desidero che mi sia costruita una chiesa in questo luogo, da dove potrò mostrare il mio amore alla tua gente, gli indios. Devi andare subito alla casa del vescovo del Messico e dirgli che ti ho mandato io a fare questa richiesta. Digli che deve costruire una chiesa qui, adesso. Digli tutto quello che hai visto e sentito».
Un cortile zeppo di gente
Juan Diego camminò trasognato fino alla casa del vescovo che sorgeva sulla piazza principale di Città del Messico ed era chiusa tra alti muri bianchi e un enorme portone di legno. Juan Diego picchiò al pesante battente.
«Ho una questione importante per sua eccellenza il vescovo», balbettò Juan Diego al frate che aprì una porticina nel grande portone.
Ma il cortile era già zeppo di gente, sia indios che spagnoli, tutti venuti per parlare con sua eccellenza.
Juan Diego aspettò con pazienza il suo turno. Finalmente, verso sera, il frate tornò e lo condusse nella stanza spoglia dove si trovava il vescovo.
Con l’aiuto di un interprete, il vescovo domandò: «Cosa desideri da noi, figlio mio?». «Solo che voi costruiate una chiesa per la Madre di Dio, che mi ha parlato stamattina all’alba sulla collina di Tepeyac, e mi ha detto di chiedervi questo piccolo favore», rispose Juan.
Nella stanza tutti scoppiarono a ridere. Il vescovo alzò la mano e la folla tacque. Poi il vescovo si fece ripetere il racconto e, alla fine, disse: «Figlio mio, prima debbo occuparmi di importanti questioni di stato. Se tornerai fra qualche giorno e ci ripeterai tutto nei particolari come hai fatto oggi, allora ci penseremo su. Abbi pazienza con noi», aggiunse.
Attraverso il cortile, Juan Diego fu accompagnato fino al portone. Aveva fallito, non gli avevano creduto. Era stanco e triste quando si arrampicò faticosamente sulla collina di Tepeyac per raccontare alla Signora del suo insuccesso. La Signora lo aspettava nello stesso punto.
«Oh, bella Signora», singhiozzò Juan Diego, «ho fallito. Non dovevi mandare un ignorante come me. Manda un nobile, qualcuno più degno…
«Mio amato figlio», disse la Signora, «certo i messaggeri non mi mancano; ma è proprio di te che ho bisogno, sei tu quello che ho scelto. Ti prego di farlo per amor mio. Va’ a casa, ora, al tuo villaggio. Ma domani torna dal vescovo e digli che io gli chiedo di costruire una chiesa qui, proprio in questo punto».
Juan Diego capì che doveva fare come voleva la Signora.
«Lo farò», disse. «Per favore, aspettatemi qui domani al calar del sole, so che vi porterò buone notizie dal vescovo. Adesso vi lascio in pace, Signora. Dio vi protegga». La mattina dopo era domenica, il 10 dicembre. Juan Diego si alzò prima dell’alba. Questa volta passò dalla chiesa di Santiago e, dopo la funzione, invece di fermarsi a chiacchierare con gli amici, si rimise in strada per andare dal vescovo.
Il vescovo lo ascoltò e poi gli disse: «Torna dalla Signora e chiedile un segno chiaro che è veramente la Madre di Dio e che desidera davvero la costruzione di una chiesa». Juan Diego tornò dalla Signora e le chiese il segno che aveva promesso, così lo avrebbe portato subito al vescovo.
«Mio amato figlio», rispose la Signora, «sali sulla cima della collina dove ci siamo incontrati la prima volta. Taglia e raccogli le rose che vi troverai. Mettile nel tuo tilma e portamele qui. Ti dirò io che devi fare e dire».
Pur sapendo che su quella collina non crescevano rose, e certo non d’inverno, Juan corse fin sulla cima. E là c’era il più bel giardino che avesse mai visto. Rose di Castiglia ancora lucenti di rugiada si stendevano a perdita d’occhio. Tagliò delicatamente i boccioli più belli col suo coltello di pietra, ne riempì il mantello, e veloce tornò dove la Signora lo aspettava. La Signora prese le rose e le sistemò di nuovo nel tilma di Juan. Poi glielo legò dietro al collo e disse: «Questo è il segno che il vescovo vuole. Presto, vai da lui e non fermarti lungo la strada. Ma soprattutto non mostrare a nessun altro quel che porti nel tilma. Quando il vescovo vedrà questo segno, costruirà la chiesa per me»
E Juan Diego, per la terza volta, prese la via della città.
L’immagine sul mantello
Lo condussero nello studio del vescovo. Juan parlò: «Ho il segno che mi avete chiesto». Aprì il tilma e una cascata di rose coprì il tappeto. Alla vista di Juan Diego, in piedi davanti a lui, con il mantello vuoto ancora annodato al collo, il vescovo lanciò un grido.
Poi cadde in ginocchio, e con lui tutti quelli che erano nella stanza. E il vescovo cominciò a pregare: «Ave Maria, piena di grazia». Juan rispondeva alla preghiera assieme agli altri. D’un tratto si rese conto che nessuno guardava le magnifiche rose sul tappeto. Tutti fissavano il suo tilma.
Juan Diego abbassò lo sguardo. Il suo ruvido mantello in fibra di cactus si era trasformato in un quadro con l’immagine della Signora, così come l’aveva vista l’ultima volta ai piedi del Tepeyac.
«Perdona i miei dubbi, figlio mio», disse il vescovo, mentre aiutava Juan Diego a slacciarsi il tilma. Il vescovo portò la sacra immagine sull’altare della chiesa.
Di lì a pochi giorni, ai piedi del Tepeyac, fu costruita una cappella di mattoni cotti al sole. Dentro vi collocarono l’immagine miracolosa, e vicino aggiunsero una capanna di legno per Juan Diego. Juan passò il resto della sua vita a prendersi cura del piccolo santuario.
Oggi, in quel punto, sorge una chiesa maestosa, visitata da milioni e milioni di persone che vogliono pregare davanti all’immagine della Madonna impressa sul tilma di Juan Diego.
E ancor oggi gli indios del Messico dicono ai neonati: «Possa Dio essere buono con te come lo fu con Juan Diego».
Il pensiero di mamma e papà
La storia di Juan Diego e della Madonna di Guadalupe non è affatto una pia leggenda, ma è una storia vera. Accertata storicamente e scientificamente. Nessun scienziato è riuscito a scoprire il mistero dei colori dell’immagine: si ammette semplicemente che non sono di origine umana conosciuta.
È una storia intrisa di spontaneità evangelica. Maria si china sui più poveri, semplici, perseguitati della terra, messaggera della bontà di Dio, per incoraggiare e proteggere. Come Gesù, invia come messaggeri i «piccoli», quelli a cui è rivelato il mistero del regno di Dio, grazie alla profondità della loro fede.
Maria richiede una «chiesa». Non un monumento in suo onore, ma un santuario dove la gente possa pregare Dio e ricevere i sacramenti che uniscono alla vita di Gesù. Maria ama gli uomini e vuole più d’ogni altra cosa che si incontrino con Gesù.
Dai giochiamo!
Per essere più buoni
“Telefona ad un compagno di classe che non senti da tempo”
Preghiamo insieme
Per le strade della vita
non sei mai solo.
Con te nel cammino c’è Maria.
Oh! Vieni con noi,
vieni a camminare,
Santa Maria, vieni!