Il 150° della Basilica: la rassegna stampa

Ecco una rassegna stampa dei servizi giornalistici realizzati in occasione della celebrazione di Sabato 9 Giugno 2018 del 150° Anniversario della consacrazione della Basilica Maria Ausiliatrice.

 

Articolo a cura di Marina Lomunno

Torino. Boccardo: la Vergine per sempre aiuto dei cristiani

Ieri il rito presieduto dell’arcivescovo per i centocinquant’ anni dalla consacrazione della Basilica che fu sognata da don Bosco

Era il 9 giugno 1868 quando l’allora arcivescovo di Torino, Alessandro Riccardi, consacrava a Valdocco la chiesa di Maria Ausiliatrice, presente don Bosco, che vedeva così realizzato il più celebre dei suoi sogni. Una notte nel 1844, quando era ancora alla ricerca di una sede stabile per il suo oratorio, Maria gli apparve indicandogli il terreno in cui costruire un luogo dove “Dio sia onorato in modo specialissimo”. E così avvenne: don Bosco tra difficoltà enormi realizzò la Basilica, poi casa-madre dei salesiani, che continua a essere centro propulsore del sistema preventivo del santo dei giovani in 132 Paesi nei cinque continenti dove sono presenti i suoi figli e le sue figlie. Così nella mattinata di ieri, esattamente 150 anni dopo, le celebrazioni di questo anno “solenne” hanno avuto il culmine proprio nella Basilica dove si venerano le spoglie mortali di don Bosco e di madre Mazzarello, fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice. «Centocinquanta anni fa don Bosco portava a compimento la costruzione di questa Basilica e affermava che era stata la Madonna stessa a costruire la sua casa e che ogni mattone corrispondeva a una grazia», ricordato nell’omelia Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ha presieduto la concelebrazione con decine di salesiani e animata dai cori di Basilica, Colle don Bosco e Castelrosso diretti da don Maurizio Palazzo. «Non è tanto il numero degli anni in sé ad impressionare, quanto piuttosto il pensiero delle generazioni che qui si sono succedute, unite nella devozione e nella supplica a Maria “aiuto dei cristiani”». Boccardo è stato invitato nel cuore della salesianità in questo giorno speciale da don Cristian Besso, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, e don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco, perché c’è un legame profondo tra don Bosco e la diocesi di Spoleto. «Ringrazio per essere qui per tanti motivi – ha proseguito Boccardo –. Perché sono piemontese e qui pellegrino fin da piccolo con mia mamma e poi come pastore della Chiesa di Spoleto-Norcia: la diocesi che mi è stata affidata, e che recentemente è stata martoriata dal terremoto, custodisce una venerata immagine in un santuario nelle valli di Spoleto che ha come titolo “aiuto dei cristiani”. Nelle memorie del santo si dice che il 24 maggio 1862 “don Bosco an-
nunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di una immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto” e dice che “siccome la devota immagine non aveva alcun titolo, l’arcivescovo di Spoleto monsignor Arnaldi giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium christianorum”». Di qui l’ispirazione di don Bosco ad intitolare a Maria Ausiliatrice la “sua” Basilica. Chissà, ha auspicato don Besso, che in memoria del 150° non si possa gemellare l’Ausiliatrice di Valdocco con l’Ausiliatrice di Spoleto.

La concelebrazione di ieri, come ha richiamato don Stefano Martoglio, consigliere per la Regione mediterranea del salesiani, ha suggellato un fitto calendario di celebrazioni promosse dalla comunità salesiana di Maria Ausiliatrice in occasione del 150° della consacrazione della Basilica: tra queste, la visita il 6 marzo scorso del presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che ha voluto ringraziare a nome della Chiesa italiana la famiglia di don Bosco per «il grande albero nato dal cortile di Valdocco e da questa Basilica». E poi, nelle scorse settimane, la visita ispettoriale di animazione del rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che ha incontrato le opere e i giovani degli oratori torinesi e ha partecipato alla processione di Maria Ausiliatrice nella solennità del 24 maggio presieduta dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Ieri, al termine del rito, il rettore don Besso ha anche ringraziato i numerosi benefattori tra cui il giornalista Maurizio Scandurra e l’imprenditore Cristiano Bilucaglia che hanno regalato alla Basilica un candelabro liturgico per il presbiterio commissionato alla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone su motivo grafico dello scultore Ettore Marinelli.

 

 

 

 

 

Immagini, testi e diritti d’immagine, intellettuali, d’autore, la proprietà e ogni altro diritto: © Rai TGR. Direttore Vincenzo Morgante, Vicedirettori Ines Maggiolini, Enrico Castelli, Anna Donato, Giuseppina Paterniti, Federico Zurzo. Caporedattore centrale Tarcisio #Mazzeo. Vice caporedattore Andrea #Caglieris. Grazie a Gian Maria Corazza, a Enrico Bona e a tutta l’équipe tecnica e di redazione. Edizione di sabato 9 giugno 2018 ore 14.

Articolo a cura di Maria Teresa Martinengo

Il sogno di don Bosco è realtà da 150 anni

Dove tutto è nato, tra benefattori, debiti e guarigioni prodigiose, fino alla diffusione globale

Per costruire la Basilica di Maria Ausiliatrice, don Bosco si prodigò in ogni possibile modo. Debiti, tanti, richieste a personalità laiche ed ecclesiastiche, una grande lotteria, mentre la Madonna aumentava le «grazie» a chi aveva fatto offerte per la sua casa torinese. Guarigioni straordinarie di cui si diffonde la fama… Con un’attività frenetica difficilmente immaginabile oggi tra viaggi, lettere, visite, contatti di ogni tipo, arriva il 9 giugno 1868, 150 anni fa, il giorno – straordinario – della consacrazione. Le cronache raccontano un don Bosco che, per tutto il giorno, circondato da una folla di benefattori ed amici, commosso, non fa altro che lodare la Madonna. Il suo sogno «impossibile» è realtà.

Tempi tristi
Stamane alle 10, con mezz’ora di anticipo sull’ora di apertura delle porte ai fedeli 150 anni fa, inizierà la solenne celebrazione dell’anniversario presieduta dall’arcivescovo di Norcia-Spoleto, monsignor Renato Boccardo, invitato nel ricordo del suo predecessore ottocentesco che suggerì a don Bosco, in relazione a fatti prodigiosi avvenuti a Spoleto, legati ad una effigie mariana (Auxilium Christianorum), di intitolare la basilica a Maria Ausiliatrice. «I tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare la fede cristiana», aveva detto monsignor Arnaldi.

La Messa, in mondovisione su Telepace e in streaming su www.missionidonbosco.org, raggiungerà i salesiani e tutti coloro che in 133 Paesi del mondo (l’ultima scuola è stata aperta in Malesia) conoscono e vivono l’opera di don Bosco, partita da Valdocco, dalla basilica con ogni probabilità più nota e amata al mondo dopo San Pietro.

Qui è nato tutto
«Questa è la casa madre dei Salesiani e di tutti coloro che hanno incontrato il carisma di don Bosco: qui è nato tutto e ogni giorno da ogni parte del mondo arrivano persone che guardando don Bosco e l’Ausiliatrice vivono momenti di profonda commozione – racconta don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco -. Per la città, Maria Ausiliatrice è punto di riferimento, la devozione coinvolge giovani, anziani, fedeli che vivono un cammino di crescita, ragazzi che si interrogano sul proprio percorso di vita, giovani coppie, ex allievi». Tra l’immensa chiesa, le stanze, i cortili si ripercorre l’itinerario di don Bosco. «In occasione del 2015, 200° della nascita del nostro fondatore, quando abbiamo accolto Papa Francesco, e per il 150°, sono stati fatti imponenti lavori di restauro». Oggi la basilica è perfetta, come l’aveva sognata don Bosco.

Articolo a cura di Dario Rei

Il 9 giugno del 1868 ebbe luogo la solenne consacrazione della chiesa (dal 1911 poi basilica) – di Maria Ausiliatrice. La Chiesa era stata voluta da don Bosco proprio a Valdocco, nel quartiere della città che si era posto al centro della sua attività pastorale e pedagogica.
Si narra, secondo una movenza non insolita in molte storie di istituzione, che la prima intuizione del nuovo santuario provenisse “ab extra” , nel sogno della seconda Domenica di ottobre del 1844: «guardai di nuovo, e vidi una stupenda ed alta Chiesa. Nell’interno di quella Chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali stava scritto: Hic domus mea, inde gloria mea».
I lavori iniziarono in realtà molto più tardi, nell’autunno del 1863: senza fondi e accompagnati da peripezie economiche, che tuttavia non ne impedirono il rapido progresso. La prima pietra venne posta il 27 aprile 1865 alla presenza del principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta; il 23 settembre 1866 venne terminata la cupola di 19 metri di diametro, alla cui sommità fu posizionata la grande statua dorata della Madonna, opera di Camillo Boggio. Per la facciata, il progettista e direttore dei lavori Antonio Spezia si era rifatto alla palladiana chiesa di san Giorgio Maggiore in Venezia.
Come si presentasse il Santuario subito dopo la costruzione, lo si vede nel quadro della cappella dedicata a san Giuseppe: un complesso spoglio, senza le decorazioni in marmi policromi, che furono aggiunte successivamente, con l’unica cupola imbiancata a calce. La chiesa fu ingrandita tra il 1934 e il 1942, in concomitanza con la canonizzazione di don Bosco, le cui spoglie sono oggi ospitate in una cappella completata nel 1938: si aggiunsero la cupola minore, varie decorazioni e la costruzione dell’Oratorio, dove sono ancora presenti le stanze originali, e la cappella Pinardi, costruita sulla tettoia-baracca che era stata utilizzata agli inizi nella primavera del 1846.
Singolare connessione della Chiesa torinese con i luoghi natii di don Bosco è offerta dall’opera di Giuseppe Rollini: un pittore rimasto orfano e accolto a Torino nell’ Oratorio di San Francesco di Sales, che lavorò tra il 1869 ed il 1894 a più riprese in Maria Ausiliatrice, negli affreschi della cupola maggiore, nella navata centrale e in varie cappelle, per segnalarsi successivamente anche in altri edifici di culto torinesi e per gli apparati pittorici del Borgo Medievale. Il giovane Rollini (scrive Antonio Bosio in «Storia dell’ antica Abbazia e del Santuario di Nostra Signora di Vezzolano con alcuni cenni sopra Albugnano e paesi circonvicini»,Torino,1872 ) fu autore del quadro votivo della Madonna benefattrice e salvatrice, portato in processione nel 1867 dai «divoti castelnovesi a Maria Vergine del Vezzolano per la cessazione di crudo morbo» (il colera), che infuriava in contemporanea anche a Torino con numerose vittime. Il quadro, esposto per oltre un secolo nella chiesa di Vezzolano nella navata centrale, è stato di recente restaurato e lo si può vedere nella sala dell’abate all’interno del complesso canonicale.

All’anno stesso della consacrazione (1868) risale la grande pala posta sopra il tabernacolo: realizzata da Tommaso Lorenzone e voluta da don Bosco, per rappresentare «Maria, Madre della Chiesa» che la acclama «Madre e Ausiliatrice potente».  Per tutto l’Ottocento, la devozione mariana conosce un intenso sviluppo, che pone in primo piano non più la Mater dolorosa ma Maria l’Ausiliatrice, modello di vita e maternità (anche «allegra», come si esprimerà nelle sue lettere Maria Mazzarello, fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (cfr. «Don Bosco nella storia della cultura popolare», a cura di Francesco Traniello, Sei, Torino, pp. 187-207).

Una tradizione che continua e si rinnova. Secondo una recentissima catechesi del Papa ad inizio 2018 : «il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare».

«Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che
sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

 

Articolo a cura di Marina Lomunno

CON MONS. BOCCARDO – LA SOLENNE CELEBRAZIONE DEL 9 GIUGNO

Maria Ausiliatrice concluso il 150°

«La Madonna è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle opere nostre a favore della gioventù». Così don Bosco, parlando con don Giovanni Cagliero, poi cardinale salesiano, motivava il suo desiderio di consacrare «una grande chiesa a Maria Ausiliatrice». È passato un secolo e mezzo dal 9 giugno del 1868 quando l’allora arcivescovo di Torino, mons. Alessandro Riccardi, consacrava la chiesa di Maria Ausiliatrice, presente don Bosco, che vedeva così realizzato il più «audace» dei suoi sogni. Una notte nel 1844, quando ancora non aveva trovato una sede per il suo oratorio, Maria gli apparve indicandogli il terreno dove costruire un luogo dove «Dio sia onorato in modo specialissimo». E così avvenne: don Bosco realizzò tra mille peripezie il sogno della Basilica, la chiesa Madre della futura Congregazione del salesiani, che continua ad essere centro propulsore del sistema preventivo del santo dei giovani in 132 paesi nei 5 continenti dove sono presenti i suoi figli e le sue figlie.

E nella mattinata di sabato, a 150 anni esatti dalla consacrazione, le celebrazioni di questo anno speciale hanno avuto il loro culmine in Basilica: «150 anni fa don Bosco portava a compimento la costruzione di questa Basilica e affermava che era stata la Madonna stessa a costruire la sua casa e che ogni mattone corrispondeva a una grazia» ha ricordato nell’omelia mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ha presieduto la concelebrazione con decine di salesiani e animata magistralmente dai cori di Basilica, Colle don Bosco e Castelroso diretti dal maestro don Maurizio Palazzo. «Non è tanto il numero degli anni in sé ad impressionare, quanto piuttosto il pensiero delle generazioni che qui si sono succedute, unite nella devozione e nella supplica a Maria Aiuto dei cristiani». Mons. Boccardo è stato invitato a Torino alla chiusura uffi ciale del 150° da don Cristian Besso, rettore della basilica Maria Ausiliatrice e don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco, perché c’è un legame profondo tra don Bosco e la diocesi di Spoleto. «Ringrazio per essere qui stamattina per tanti motivi » ha proseguito mons. Boccardo «perché sono piemontese e qui pellegrino fin da piccolo con mia mamma e poi come pastore della Chiesa di Spoleto-Norcia: la diocesi che mi è stata affidata, e che recentemente è stata martoriata dal terremoto, custodisce una venerata immagine in un santuario nelle valli di Spoleto che ha come titolo ‘Aiuto dei cristiani’. Nelle memorie del santo si dice che il 24 maggio 1862 ‘don Bosco annunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di una immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto’ e dice che ‘siccome la devota immagine non aveva alcun titolo, l’Arcivescovo di Spoleto mons. Arnaldi giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium christianorum’». Di qui l’ispirazione di don Bosco ad intitolare a Maria Ausiliatrice la «sua» Basilica. Chissà, come ha auspicato il rettore don Besso, in memoria del 150° non  si possa gemellare l’Ausiliatrice di Valdocco con l’Ausiliatrice di Spoleto…

La concelebrazione di ieri, come ha richiamato don Stefano Martoglio, consigliere per la regione mediterranea del salesiani, ringraziando mons. Boccardo a nome del Rettor Maggiore, ha suggellato un fitto calendario di celebrazioni promosse dalla Comunità salesiana di Maria Ausiliatrice in occasione del 150° della consacrazione della Basilica:
tra queste, la visita il 6 marzo scorso a Maria Ausiliatrice del presidente della Cei Gualtiero Bassetti e poi, nelle scorse settimane, la visita ispettorialedi animazione del Rettor Maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che ha partecipato alla solenne processione di Maria Ausiliatrice nella solennità del 24 maggio presieduta dall’Arcivescovo. Al termine della solenne concelebrazione, il rettore della Basilica ha anche ringraziato i numerosi benefattori tra cui il giornalista Maurizio Scandurra e l’imprenditore Cristiano Bilucaglia che hanno regalato per il 150° un candelabro liturgico per il presbiterio commissionato alla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone disegnato dallo scultore Ettore Marinelli, in memoria dell’avvocato torinese Bruno Poy.

 

Il 150° della Basilica: la rassegna stampa

Ecco una rassegna stampa dei servizi giornalistici realizzati in occasione della celebrazione di Sabato 9 Giugno 2018 del 150° Anniversario della consacrazione della Basilica Maria Ausiliatrice.

 

Articolo a cura di Marina Lomunno

Torino. Boccardo: la Vergine per sempre aiuto dei cristiani

Ieri il rito presieduto dell’arcivescovo per i centocinquant’ anni dalla consacrazione della Basilica che fu sognata da don Bosco

Era il 9 giugno 1868 quando l’allora arcivescovo di Torino, Alessandro Riccardi, consacrava a Valdocco la chiesa di Maria Ausiliatrice, presente don Bosco, che vedeva così realizzato il più celebre dei suoi sogni. Una notte nel 1844, quando era ancora alla ricerca di una sede stabile per il suo oratorio, Maria gli apparve indicandogli il terreno in cui costruire un luogo dove “Dio sia onorato in modo specialissimo”. E così avvenne: don Bosco tra difficoltà enormi realizzò la Basilica, poi casa-madre dei salesiani, che continua a essere centro propulsore del sistema preventivo del santo dei giovani in 132 Paesi nei cinque continenti dove sono presenti i suoi figli e le sue figlie. Così nella mattinata di ieri, esattamente 150 anni dopo, le celebrazioni di questo anno “solenne” hanno avuto il culmine proprio nella Basilica dove si venerano le spoglie mortali di don Bosco e di madre Mazzarello, fondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice. «Centocinquanta anni fa don Bosco portava a compimento la costruzione di questa Basilica e affermava che era stata la Madonna stessa a costruire la sua casa e che ogni mattone corrispondeva a una grazia», ricordato nell’omelia Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ha presieduto la concelebrazione con decine di salesiani e animata dai cori di Basilica, Colle don Bosco e Castelrosso diretti da don Maurizio Palazzo. «Non è tanto il numero degli anni in sé ad impressionare, quanto piuttosto il pensiero delle generazioni che qui si sono succedute, unite nella devozione e nella supplica a Maria “aiuto dei cristiani”». Boccardo è stato invitato nel cuore della salesianità in questo giorno speciale da don Cristian Besso, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, e don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco, perché c’è un legame profondo tra don Bosco e la diocesi di Spoleto. «Ringrazio per essere qui per tanti motivi – ha proseguito Boccardo –. Perché sono piemontese e qui pellegrino fin da piccolo con mia mamma e poi come pastore della Chiesa di Spoleto-Norcia: la diocesi che mi è stata affidata, e che recentemente è stata martoriata dal terremoto, custodisce una venerata immagine in un santuario nelle valli di Spoleto che ha come titolo “aiuto dei cristiani”. Nelle memorie del santo si dice che il 24 maggio 1862 “don Bosco an-
nunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di una immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto” e dice che “siccome la devota immagine non aveva alcun titolo, l’arcivescovo di Spoleto monsignor Arnaldi giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium christianorum”». Di qui l’ispirazione di don Bosco ad intitolare a Maria Ausiliatrice la “sua” Basilica. Chissà, ha auspicato don Besso, che in memoria del 150° non si possa gemellare l’Ausiliatrice di Valdocco con l’Ausiliatrice di Spoleto.

La concelebrazione di ieri, come ha richiamato don Stefano Martoglio, consigliere per la Regione mediterranea del salesiani, ha suggellato un fitto calendario di celebrazioni promosse dalla comunità salesiana di Maria Ausiliatrice in occasione del 150° della consacrazione della Basilica: tra queste, la visita il 6 marzo scorso del presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che ha voluto ringraziare a nome della Chiesa italiana la famiglia di don Bosco per «il grande albero nato dal cortile di Valdocco e da questa Basilica». E poi, nelle scorse settimane, la visita ispettoriale di animazione del rettor maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che ha incontrato le opere e i giovani degli oratori torinesi e ha partecipato alla processione di Maria Ausiliatrice nella solennità del 24 maggio presieduta dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia. Ieri, al termine del rito, il rettore don Besso ha anche ringraziato i numerosi benefattori tra cui il giornalista Maurizio Scandurra e l’imprenditore Cristiano Bilucaglia che hanno regalato alla Basilica un candelabro liturgico per il presbiterio commissionato alla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone su motivo grafico dello scultore Ettore Marinelli.

 

 

 

 

 

Immagini, testi e diritti d’immagine, intellettuali, d’autore, la proprietà e ogni altro diritto: © Rai TGR. Direttore Vincenzo Morgante, Vicedirettori Ines Maggiolini, Enrico Castelli, Anna Donato, Giuseppina Paterniti, Federico Zurzo. Caporedattore centrale Tarcisio #Mazzeo. Vice caporedattore Andrea #Caglieris. Grazie a Gian Maria Corazza, a Enrico Bona e a tutta l’équipe tecnica e di redazione. Edizione di sabato 9 giugno 2018 ore 14.

Articolo a cura di Maria Teresa Martinengo

Il sogno di don Bosco è realtà da 150 anni

Dove tutto è nato, tra benefattori, debiti e guarigioni prodigiose, fino alla diffusione globale

Per costruire la Basilica di Maria Ausiliatrice, don Bosco si prodigò in ogni possibile modo. Debiti, tanti, richieste a personalità laiche ed ecclesiastiche, una grande lotteria, mentre la Madonna aumentava le «grazie» a chi aveva fatto offerte per la sua casa torinese. Guarigioni straordinarie di cui si diffonde la fama… Con un’attività frenetica difficilmente immaginabile oggi tra viaggi, lettere, visite, contatti di ogni tipo, arriva il 9 giugno 1868, 150 anni fa, il giorno – straordinario – della consacrazione. Le cronache raccontano un don Bosco che, per tutto il giorno, circondato da una folla di benefattori ed amici, commosso, non fa altro che lodare la Madonna. Il suo sogno «impossibile» è realtà.

Tempi tristi
Stamane alle 10, con mezz’ora di anticipo sull’ora di apertura delle porte ai fedeli 150 anni fa, inizierà la solenne celebrazione dell’anniversario presieduta dall’arcivescovo di Norcia-Spoleto, monsignor Renato Boccardo, invitato nel ricordo del suo predecessore ottocentesco che suggerì a don Bosco, in relazione a fatti prodigiosi avvenuti a Spoleto, legati ad una effigie mariana (Auxilium Christianorum), di intitolare la basilica a Maria Ausiliatrice. «I tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine Santissima ci aiuti a conservare la fede cristiana», aveva detto monsignor Arnaldi.

La Messa, in mondovisione su Telepace e in streaming su www.missionidonbosco.org, raggiungerà i salesiani e tutti coloro che in 133 Paesi del mondo (l’ultima scuola è stata aperta in Malesia) conoscono e vivono l’opera di don Bosco, partita da Valdocco, dalla basilica con ogni probabilità più nota e amata al mondo dopo San Pietro.

Qui è nato tutto
«Questa è la casa madre dei Salesiani e di tutti coloro che hanno incontrato il carisma di don Bosco: qui è nato tutto e ogni giorno da ogni parte del mondo arrivano persone che guardando don Bosco e l’Ausiliatrice vivono momenti di profonda commozione – racconta don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco -. Per la città, Maria Ausiliatrice è punto di riferimento, la devozione coinvolge giovani, anziani, fedeli che vivono un cammino di crescita, ragazzi che si interrogano sul proprio percorso di vita, giovani coppie, ex allievi». Tra l’immensa chiesa, le stanze, i cortili si ripercorre l’itinerario di don Bosco. «In occasione del 2015, 200° della nascita del nostro fondatore, quando abbiamo accolto Papa Francesco, e per il 150°, sono stati fatti imponenti lavori di restauro». Oggi la basilica è perfetta, come l’aveva sognata don Bosco.

Articolo a cura di Dario Rei

Il 9 giugno del 1868 ebbe luogo la solenne consacrazione della chiesa (dal 1911 poi basilica) – di Maria Ausiliatrice. La Chiesa era stata voluta da don Bosco proprio a Valdocco, nel quartiere della città che si era posto al centro della sua attività pastorale e pedagogica.
Si narra, secondo una movenza non insolita in molte storie di istituzione, che la prima intuizione del nuovo santuario provenisse “ab extra” , nel sogno della seconda Domenica di ottobre del 1844: «guardai di nuovo, e vidi una stupenda ed alta Chiesa. Nell’interno di quella Chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali stava scritto: Hic domus mea, inde gloria mea».
I lavori iniziarono in realtà molto più tardi, nell’autunno del 1863: senza fondi e accompagnati da peripezie economiche, che tuttavia non ne impedirono il rapido progresso. La prima pietra venne posta il 27 aprile 1865 alla presenza del principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta; il 23 settembre 1866 venne terminata la cupola di 19 metri di diametro, alla cui sommità fu posizionata la grande statua dorata della Madonna, opera di Camillo Boggio. Per la facciata, il progettista e direttore dei lavori Antonio Spezia si era rifatto alla palladiana chiesa di san Giorgio Maggiore in Venezia.
Come si presentasse il Santuario subito dopo la costruzione, lo si vede nel quadro della cappella dedicata a san Giuseppe: un complesso spoglio, senza le decorazioni in marmi policromi, che furono aggiunte successivamente, con l’unica cupola imbiancata a calce. La chiesa fu ingrandita tra il 1934 e il 1942, in concomitanza con la canonizzazione di don Bosco, le cui spoglie sono oggi ospitate in una cappella completata nel 1938: si aggiunsero la cupola minore, varie decorazioni e la costruzione dell’Oratorio, dove sono ancora presenti le stanze originali, e la cappella Pinardi, costruita sulla tettoia-baracca che era stata utilizzata agli inizi nella primavera del 1846.
Singolare connessione della Chiesa torinese con i luoghi natii di don Bosco è offerta dall’opera di Giuseppe Rollini: un pittore rimasto orfano e accolto a Torino nell’ Oratorio di San Francesco di Sales, che lavorò tra il 1869 ed il 1894 a più riprese in Maria Ausiliatrice, negli affreschi della cupola maggiore, nella navata centrale e in varie cappelle, per segnalarsi successivamente anche in altri edifici di culto torinesi e per gli apparati pittorici del Borgo Medievale. Il giovane Rollini (scrive Antonio Bosio in «Storia dell’ antica Abbazia e del Santuario di Nostra Signora di Vezzolano con alcuni cenni sopra Albugnano e paesi circonvicini»,Torino,1872 ) fu autore del quadro votivo della Madonna benefattrice e salvatrice, portato in processione nel 1867 dai «divoti castelnovesi a Maria Vergine del Vezzolano per la cessazione di crudo morbo» (il colera), che infuriava in contemporanea anche a Torino con numerose vittime. Il quadro, esposto per oltre un secolo nella chiesa di Vezzolano nella navata centrale, è stato di recente restaurato e lo si può vedere nella sala dell’abate all’interno del complesso canonicale.

All’anno stesso della consacrazione (1868) risale la grande pala posta sopra il tabernacolo: realizzata da Tommaso Lorenzone e voluta da don Bosco, per rappresentare «Maria, Madre della Chiesa» che la acclama «Madre e Ausiliatrice potente».  Per tutto l’Ottocento, la devozione mariana conosce un intenso sviluppo, che pone in primo piano non più la Mater dolorosa ma Maria l’Ausiliatrice, modello di vita e maternità (anche «allegra», come si esprimerà nelle sue lettere Maria Mazzarello, fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (cfr. «Don Bosco nella storia della cultura popolare», a cura di Francesco Traniello, Sei, Torino, pp. 187-207).

Una tradizione che continua e si rinnova. Secondo una recentissima catechesi del Papa ad inizio 2018 : «il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare».

«Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che
sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

 

Articolo a cura di Marina Lomunno

CON MONS. BOCCARDO – LA SOLENNE CELEBRAZIONE DEL 9 GIUGNO

Maria Ausiliatrice concluso il 150°

«La Madonna è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle opere nostre a favore della gioventù». Così don Bosco, parlando con don Giovanni Cagliero, poi cardinale salesiano, motivava il suo desiderio di consacrare «una grande chiesa a Maria Ausiliatrice». È passato un secolo e mezzo dal 9 giugno del 1868 quando l’allora arcivescovo di Torino, mons. Alessandro Riccardi, consacrava la chiesa di Maria Ausiliatrice, presente don Bosco, che vedeva così realizzato il più «audace» dei suoi sogni. Una notte nel 1844, quando ancora non aveva trovato una sede per il suo oratorio, Maria gli apparve indicandogli il terreno dove costruire un luogo dove «Dio sia onorato in modo specialissimo». E così avvenne: don Bosco realizzò tra mille peripezie il sogno della Basilica, la chiesa Madre della futura Congregazione del salesiani, che continua ad essere centro propulsore del sistema preventivo del santo dei giovani in 132 paesi nei 5 continenti dove sono presenti i suoi figli e le sue figlie.

E nella mattinata di sabato, a 150 anni esatti dalla consacrazione, le celebrazioni di questo anno speciale hanno avuto il loro culmine in Basilica: «150 anni fa don Bosco portava a compimento la costruzione di questa Basilica e affermava che era stata la Madonna stessa a costruire la sua casa e che ogni mattone corrispondeva a una grazia» ha ricordato nell’omelia mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, che ha presieduto la concelebrazione con decine di salesiani e animata magistralmente dai cori di Basilica, Colle don Bosco e Castelroso diretti dal maestro don Maurizio Palazzo. «Non è tanto il numero degli anni in sé ad impressionare, quanto piuttosto il pensiero delle generazioni che qui si sono succedute, unite nella devozione e nella supplica a Maria Aiuto dei cristiani». Mons. Boccardo è stato invitato a Torino alla chiusura uffi ciale del 150° da don Cristian Besso, rettore della basilica Maria Ausiliatrice e don Guido Errico, direttore della comunità di Valdocco, perché c’è un legame profondo tra don Bosco e la diocesi di Spoleto. «Ringrazio per essere qui stamattina per tanti motivi » ha proseguito mons. Boccardo «perché sono piemontese e qui pellegrino fin da piccolo con mia mamma e poi come pastore della Chiesa di Spoleto-Norcia: la diocesi che mi è stata affidata, e che recentemente è stata martoriata dal terremoto, custodisce una venerata immagine in un santuario nelle valli di Spoleto che ha come titolo ‘Aiuto dei cristiani’. Nelle memorie del santo si dice che il 24 maggio 1862 ‘don Bosco annunzia alla sera con sua grande contentezza la prodigiosa manifestazione di una immagine di Maria avvenuta nelle vicinanze di Spoleto’ e dice che ‘siccome la devota immagine non aveva alcun titolo, l’Arcivescovo di Spoleto mons. Arnaldi giudicò che fosse venerata sotto il nome di Auxilium christianorum’». Di qui l’ispirazione di don Bosco ad intitolare a Maria Ausiliatrice la «sua» Basilica. Chissà, come ha auspicato il rettore don Besso, in memoria del 150° non  si possa gemellare l’Ausiliatrice di Valdocco con l’Ausiliatrice di Spoleto…

La concelebrazione di ieri, come ha richiamato don Stefano Martoglio, consigliere per la regione mediterranea del salesiani, ringraziando mons. Boccardo a nome del Rettor Maggiore, ha suggellato un fitto calendario di celebrazioni promosse dalla Comunità salesiana di Maria Ausiliatrice in occasione del 150° della consacrazione della Basilica:
tra queste, la visita il 6 marzo scorso a Maria Ausiliatrice del presidente della Cei Gualtiero Bassetti e poi, nelle scorse settimane, la visita ispettorialedi animazione del Rettor Maggiore dei salesiani don Ángel Fernández Artime che ha partecipato alla solenne processione di Maria Ausiliatrice nella solennità del 24 maggio presieduta dall’Arcivescovo. Al termine della solenne concelebrazione, il rettore della Basilica ha anche ringraziato i numerosi benefattori tra cui il giornalista Maurizio Scandurra e l’imprenditore Cristiano Bilucaglia che hanno regalato per il 150° un candelabro liturgico per il presbiterio commissionato alla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone disegnato dallo scultore Ettore Marinelli, in memoria dell’avvocato torinese Bruno Poy.