Il Cardinal Gualtiero Bassetti in visita a Valdocco in occasione del 150° di consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice.

Si propongono gli approfondimenti di racconto delle redazioni de “La Voce E il Tempo”, “Avvenire” e il TGR – Piemonte in occasione della visita del presidente della Cei “a casa di Don Bosco”.

Articolo a cura di Marina Lomunno

 

Sono stati i ragazzi e le ragazze del primo oratorio fondato da Don Bosco a Valdocco ad accogliere nel pomeriggio di venerdì scorso il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, invitato nella casa madre dei salesiani per coronare le celebrazioni del 150° di consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice. Il cardinale appena giunto nel cortile della Basilica è stato salutato con un battimani e subito si è seduto su una gradinata in mezzo ai giovani improvvisando una catechesi. «Don Bosco vi ha insegnato la lingua della Pentecoste, ha parlato la lingua dell’amore e tutti l’hanno capito. Preghiamo perché in tutti gli ora- tori del mondo si parli questa lingua». I ragazzi hanno consegnano al cardinale la felpa e la maglietta dell’oratorio Valdocco. «Le indosserò e penserò a voi, speriamo mi vadano bene», ha scherzato. A seguire la Messa con la famiglia salesiana nella Basilica voluta da Don Bosco. «Un albero grande è nato dal cortile di Valdocco e da questa Basilica – ha sottolineato il presidente della Cei nell’omelia. I figli e le figlie di Don Bosco sono accanto ai giovani di tutti e cinque i continenti, in 130 Paesi del mondo. Anche oggi, come nella Torino dell’Ottocento, ci sono moltitudini di giovani poveri o abbandonati a se stessi nel loro mondo cybernetico, fuori della realtà. Ecco perché il Papa ha indetto un Sinodo sui giovani: tutta la Chiesa è chiamata ad avvicinarsi a questo mondo».

In serata la Basilica si è nuovamente gremita per ascoltare la Lectio del cardinale, accolto dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dall’emerito, il cardinale Severino Poletto, dall’ispettore dei salesiani per il Piemonte e la Valle d’Aosta, don Enrico Stasi, e dal rettore della Basilica, don Cristian Besso.

Nella meditazione sul tema “La Chiesa in Italia e il cammino proposto da papa Francesco”, il presidente della Cei ha messo a confronto Don Bosco e papa Francesco che «hanno avviato processi, più che occupare spazi, dando nuovo impulso alla Chiesa evangelizzatrice». «Don Bosco – ha sottolineato Bassetti – diceva che con le opere di carità ci chiudiamo le porte dell’inferno e ci apriamo il paradiso. Papa Francesco ha detto che essere artigiani della carità è come investire nel Paradiso e che i poveri sono il nostro passaporto per il Paradiso. Due personalità differenti, espressione di due epoche storiche, accomunati dalla stessa fede, dallo stesso amore per i poveri e anche dalle comuni origini piemontesi».

Al seguente link, è possibile accedere al servizio giornalistico realizzato da Caterina Cannavà.

 

Ecco l’articolo de La Voce e Il Tempo che, oltre ad una dettagliata descrizione dell’intera visita, pubblica integralmente la Lectio magistralis del cardinale Bassetti:

Bassetti, Don Bosco e Papa Francesco innamorati dei poveri

Torino – Il presidente della Cei, nell’ambito della visita a Valdocco nel 150° anniversario della consacrazione della basilica salesiana, il 9 marzo ha tenuto una lectio magistralis su «La Chiesa in Italia e il cammino proposto da Papa Francesco».

«Don  Bosco  diceva che ‘con le opere di carità ci chiudiamo le porte dell’inferno e ci apriamo il paradiso’. Papa Francesco ha detto che “essere artigiani della carità è come investire nel paradiso” e che i poveri sono il nostro “passaporto per il paradiso”. Giovanni Bosco e il Papa: due personalità differenti, espressione di due epoche storiche lontane, accomunati dalla stessa fede, dallo stesso amore per i poveri e anche dalle comuni origini piemontesi». Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha iniziato la sua Lectio magistralis… continua a leggere 

 

A margine della visita a Valdocco, la giornalista M. Lomunno ha rivolto al presidente della CEI, alcune domande, ecco l’intervista che verrà pubblicata sulla versione cartacea nell’edizione di Domenica 18 Marzo 2018:

Il cardinale Bassetti a Torino: «Ricucire l’Italia»

Si intitolava «La Chiesa in Italia e il cammino proposto da Francesco» la Lectio magistralische il card. Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei ha pronunciato nella serata di venerdì 9 marzo, a Torino, in occasione del 150° delle celebrazioni della consacrazione della Basilica di Maria Ausiliatrice. La presenza del Presidente dei Vescovi italiani ha sottolineato la riconoscenza della Chiesa italiana per don Bosco e per i suoi figli che ne continuano l’opera.  A margine dell’incontro abbiamo intervistato il cardinale sull’attualità dei santi sociali torinesi.

Eminenza, la sua Presenza a Torino nella Basilica di Maria Ausiliatrice, è stata l’occasione per visitare i luoghi salesiani: Valdocco è crocevia della santità sociale torinese. Qual è secondo lei l’attualità dei nostri santi sociali in un momento difficile per la nostra città che, come nell’Ottocento dove una grande fetta della popolazione viveva nell’indigenza, il 40% dei giovani è disoccupato e le periferie urbane soffrono le ricadute della crisi economica?

I santi sociali torinesi sono straordinariamente attuali. E lo sono per almeno due motivi: prima di tutto perché ci ricordano con forza che la Chiesa è da sempre presente nelle zone di indigenza e di povertà. Non è un’invenzione della modernità: cioè di una stagione che sembrerebbe diluire il cristianesimo nella solidarietà. Non si tratta assolutamente di questo: ma, al contrario, si tratta di rendere autentico il mistero dell’incarnazione e la croce gloriosa di Cristo. Laddove c’è una persona in difficoltà, da sempre, la Chiesa si china a curare e a fasciare le ferite, perché in quelle ferite sgorga il sangue di Gesù sulla Croce.

In secondo luogo, perché i santi sociali torinesi concretizzano le parole dell’apostolo Giovanni quando dice che noi siamo chiamati ad amare non solo «a parole» «ma con i fatti e nella verità». Queste parole che hanno anche fatto da incipit al messaggio di Papa Francesco per la Prima giornata mondiale dei poveri sono molto importanti perché ci chiamano ad agire nella storia con azioni concrete. Come si può ben capire, anche in questo richiamo alla questione sociale, c’è un filo diretto e continuo nel magistero della Chiesa. Un magistero che si rinnova sempre, ma che, al tempo stesso, è fedele alla tradizione. I santi sociali torinesi sono per noi dei modelli di vita a cui dobbiamo ispirarci, non per ripetere pedissequamente il passato, ma per costruire il futuro.

Durante la sua Lectio magistralis nella Basilica di Maria Ausiliatrice lei ha introdotto la sua riflessione indicando come due personalità così diverse, don Bosco e Papa Francesco, siano accomunate dalla scelta preferenziale dei poveri e dei giovani. Ha poi citato una frase di Papa Francesco per sintetizzare il suo pontificato: «Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi». Un programma che ha molte similitudini con i santi sociali come Giovanni Bosco i cui frutti dei processi da loro avviati nell’Ottocento sono ancora il motore trainante della nostra diocesi e non solo…     

Questo richiamo ai processi evocato da Papa Francesco è di fondamentale importanza. Non solo perché rimanda ad una fermissima fede nell’azione di Dio che ci sovrasta sempre, ma perché prende di petto un problema cruciale in ogni epoca storica: il rapporto degli uomini con il potere. Francesco con quella frase ci rammenta che la salvezza non viene dalla potenza degli uomini, ma solamente dal Padre, che è l’unico vero Signore della Storia. Se noi riconosciamo con sincerità questa verità e ci lasciamo guidare dall’ispirazione divina possiamo entrare in questa dimensione di totale affidamento e in definitiva possiamo cambiare il nostro stile di vita. Una vita troppo spesso soffocata dalle nostre ansie da prestazioni e dalle nostre ambizioni di successo e di dominio. In due parole, una vita che troppe volte è caratterizzata dalla mondanità e dal clericalismo. Due «piaghe» su cui Francesco si è soffermato molte volte e sempre con parole chiarissime. Dobbiamo convincerci, una volta per tutte, che nessun uomo è indispensabile e che i progetti pastorali se fatti senza questo spirito di abbandono nelle mani di Dio, inaridiscono e producono solo strutture burocratiche di dubbia utilità.

Don Bosco ha dedicato tutta la sua vita a dare speranza ai giovani, soprattutto quelli più «discoli e pericolanti». Tra i problemi dell’Italia c’è quello dei neet, giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano né lavorano. Torino e il Piemonte purtroppo hanno anche questo primato, tanto che nostri Vescovi hanno lanciato recentemente un appello alle istituzioni per mettersi in rete e affrontare questo nodo fondamentale per dare futuro al Paese, studiando progetti per «stanare» i neet che stanno diventando un allarme sociale. Cosa è successo in questi anni se migliaia di giovani rifiutano di progettare il proprio futuro e come se ne può uscire?

Questo fenomeno a mio avviso ha una spiegazione duplice. Da un lato rappresenta il trionfo del nichilismo del mondo odierno. Un vuoto di valori e prospettive che nell’immediato fa vivere il ragazzo solo per se stesso e poi, nel giro di breve tempo, finisce per fargli perdere la speranza e la visione del futuro. Dall’altro lato, invece, certifica uno dei più grandi drammi della società italiana: una società bloccata, vecchia, immobile, fatta di oligarchie e pastoie culturali che bloccano ogni prospettiva di crescita. Molti giovani si perdono in questa palude sociale dove tutto sembra stagnante, opaco, poco attraente e senza futuro. Penso però che al di là delle difficoltà che indubbiamente esistono, noi adulti abbiamo il compito, anzi, la missione di prendere per mano questi ragazzi e di dirgli: «I care». La tua persona mi interessa. Ho a cuore la tua vita e la tua dignità. E poi aggiungere: «tu vali». Tu vali così come sei. Con i tuoi limiti e le tue virtù. Tu sei una perla preziosa agli occhi di Dio che ti ama infinitamente. E inoltre sei un talento prezioso per la comunità, per il Paese e per la Chiesa. Ecco una parola che a mio avviso va riscoperta: «talento». Ogni giovane è un talento da valorizzare e non abbandonare mai.

Lei è Arcivescovo di Perugia Città della Pieve: un suo predecessore fu il cardinale Pecci, quel Leone XIII che ha posto le basi della moderna dottrina sociale della Chiesa e il suo motto episcopale è «In charitate fundati», «fondati nella carità» che, richiamando la Lettera agli Efesini di san Paolo, anticipa e conferma la scelta dei poveri a cui da cinque anni ci indica Papa Francesco. Uno stile di episcopato ben preciso che sicuramente permeerà la sua Presidenza dei Vescovi italiani. Quali sono le urgenze che la Chiesa italiana indica al nuovo Governo dopo le elezioni del 4 marzo scorso per affrontare la crisi sociale che sta attraversando il nostro Paese?

Lo abbiamo sempre detto: i poveri, le famiglie e il lavoro. In definitiva, far ripartire l’Italia tutta intera, senza egoismi sociali e culturali. Per usare un’espressione che ho utilizzato spesso è necessario «ricucire l’Italia». Occorre rammendare un Paese in difficoltà e troppo spesso in crisi d’identità. È necessario dunque fornire una speranza e una strada certa all’Italia senza, però, soffiare sul fuoco delle divisioni e soprattutto senza cercare nemici immaginari o capri espiatori nei diversi o negli stranieri. Dobbiamo tutti quanti, ognuno secondo le sue capacità o disponibilità, assumerci delle responsabilità con un unico obiettivo: dare una mano allo sviluppo umano di questo Paese, alla luce della sua storia ricca e complessa. E anche, perché no, alla luce della dottrina sociale della Chiesa che è un patrimonio prezioso a cui attingere e a disposizione di tutti.

(Articolo tratto da La Voce e  Il Tempo,
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In Basilica il cero che invita alla preghiera per l’Ispettoria salesiana della Spagna

I fedeli che si sono riuniti l’8 marzo nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino sono stati invitati ad offrire la loro preghiera per le necessità della Famiglia Salesiana presente nell’Ispettoria SDB di Spagna/Madrid. Questa intenzione è stata espressa da un cero posto dinanzi al quadro dell’Ausiliatrice in Basilica, acceso da un gruppo di docenti delle scuole salesiane impegnati in un corso formativo su Don Bosco e il carisma salesiano. Si tratta di una tappa ulteriore del cammino di ringraziamento e preghiera inaugurato dal Rettor Maggiore don Angel Fernandez Artime nel contesto delle celebrazioni per il 150° anniversario della consacrazione della Basilica di Valdocco.

La Basilica di Santa Maria Ausiliatrice fa 150 anni. Come si festeggerà?

L’ACI Stampa, l’agenzia di stampa cattolica, ha pubblicato un’interessante articolo, a cura di Simone Baroncia, che racconta il 150º Anniversario della Basilica di Maria Ausiliatrice, ripercorrendo le tappe principali della storia e l’itinerario dedicato proposto dalla comunità di Valdocco.

La Basilica di Santa Maria Ausiliatrice fa 150 anni. Come si festeggerà?

Il 9 giugno 1868 don Giovanni Bosco concludeva a Valdocco, nel quartiere di Borgo Dora, i lavori della basilica di santa Maria Ausiliatrice inaugurandola e consacrandola ufficialmente. Le ‘Memorie Biografiche’ testimoniano una specifica attenzione verso l’Ausiliatrice a partire dalla ‘Buona notte’ del 24 Maggio 1862.

E nel dicembre dello stesso anno don Bosco scrisse al chierico Albera (futuro Rettore Maggiore) che la loro chiesa era troppo piccola, esprimendo il proposito di fabbricarne una nuova ‘più bella, più grande, che sia magnifica’ e a cui dare il titolo ‘Chiesa di Maria Ausiliatrice’.

Il motivo di questa devozione fu chiarito l’8 Dicembre, dichiarando al chierico Cagliero: “Sinora abbiamo celebrato con solennità e pompa la festa dell’Immacolata […] Ma la Madonna vuole che La onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi sono così tristi che abbiamo bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare la fede cristiana”.

Per celebrare l’anniversario è stato preparato un itinerario, che accompagnerà i fedeli ed i giovani a scoprire un esempio architettonico, che si è trasformato con le esigenze della città, tantoché la Basilica di Maria Ausiliatrice, oltreché essere la Casa Madre dei Salesiani, è stata definita ‘un’emergenza architettonica nella città di Torino’.

Infatti in 150 anni sono molteplici i cambiamenti che ha subìto: ai tempi di don Bosco era molto più piccola, quasi la metà. La basilica è passata dall’essere una chiesa dell’800 torinese, nata in un contesto di povertà, ad essere rivisitata interamente nel 1934, in occasione della canonizzazione di san Giovanni Bosco, con uno stile molto magniloquente che volge lo sguardo allo stile delle Basiliche romane, ma anche allo stile liberty degli anni ’20 e ’30 della città di Torino:

“La Basilica è sufficientemente visibile nel profilo architettonico della città; testimonia quel rinascere edilizio della città nella seconda metà dell’800 ed è testimone dello stile tardo liberty-umbertino degli anni Trenta (ampliamento e decorazioni degli anni 1934-1938)”. Con la Basilica, è mutato anche il quartiere, dapprima periferico con problematiche dovute all’integrazione inter religiosa, e poi in seguito multietnico oltre ad essere a ridosso del centro storico di Torino.

Per ‘festeggiare’ l’importante anniversario è stato approntato un percorso, che accompagnerà il pellegrino fino a giugno: venerdì 9 marzo 2018 ci sarà l’incontro con il card. Gaultiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, che parlerà del rapporto tra Chiesa e mondo. Gli incontri proseguiranno, venerdì 6 aprile, con la ‘Comunità Nuovi Orizzonti’ di Chiara Amirante, una realtà che si pone l’obiettivo di intervenire in tutti gli ambiti del disagio interiore, tramite solidarietà a sostegno di chi è in grave difficoltà, con una particolare attenzione alle tante problematiche che caratterizzano i ragazzi di strada e il mondo giovanile. Un altro appuntamento di aprile è il concerto con il gruppo musicale ‘The Sun’. Il percorso terminerà sabato 9 giugno con una Concelebrazione Solenne.

A proposito di questo percorso il rettore della basilica, don Cristian Besso, si è così espresso in una intervista con ACI Stampa: “Questo percorso non vuole essere una celebrazione prettamente di carattere storico. Io penso che soprattutto ricomprendere come la fede è una fede mariana, spinge stimola provoca a un nuovo impegno di carità. E si potrebbe dire ancora meglio: quella carità che certamente è il chinarsi sugli ultimi, sui poveri, sui chi ha bisogno. Ma anche quella carità che è riconsegnare senso all’uomo e alla donna del nostro tempo”.

Quindi 150 anni con il presidente della Cei: quale è il valore di questa visita?

L’invito al card. Bassetti nasce dal desiderio di comprendere sempre meglio la realtà ecclesiale italiana, così da far parte viva della chiesa, condizione necessaria per vivere l’impegno della testimonianza e la gioia del Vangelo.

Perché don Bosco volle erigere questa chiesa?

La basilica di Maria Ausiliatrice venne costruita sia per garantire agli abitanti del quartiere periferico di Torino un luogo per la celebrazione sia per sottolineare la gratitudine di don Bosco a Colei che è stata mediatrice delle intuizioni spirituali e caritative a favore della gioventù.

Don Bosco ed il metodo preventivo: a pochi mesi dal Sinodo in quale modo la Chiesa può ‘guardare’ i giovani?

Ci pare che le intuizioni del nostro santo fondatore siano quanto mai di attualità: stare con i giovani per crescere insieme nell’adesione al Vangelo; insieme scoprire la bellezza e la vita che scaturisce dall’incontro personale col Signore; rendere i giovani protagonisti dell’impegno di educazione ed evangelizzazione; camminare con sapienza alla ricerca del progetto di vita proprio di ciascuno, come garanzia di vera felicità e scoperta certa del senso della vita.

Al termine delle celebrazioni non si può pensare che al futuro: quale ‘santuario’ sarà?

Un santuario cittadino che sia aperto a tutti: non solo coloro che hanno la fede, e neppure coloro che semplicemente sono in ricerca, ma anche chi ha fatto l’esperienza dell’ateismo, della lontananza dalla chiesa. Direi che ‘domani’ potrebbe essere un luogo davvero di multi relazioni, di capacità di incontro proprio con tutti, di simpatia a cuore aperto, dentro ad una tonalità educativa, perché questo è il nostro specifico come salesiani, noi incontriamo non semplicemente per incontro, ma per accompagnare come diceva don Bosco ‘per fare, insieme’ a colui che incontriamo un percorso verso il senso della vita.

(Articolo integrale su ACI STAMPA.it)

 

Le “24 ore per il Signore” stabili, instancabili e abituali con la “movida spirituale” di San Salvario e e le iniziative di Maria Ausiliatrice

Anche quest’anno il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione propone la 5ª edizione di “24 ore per il Signore”, nei giorni di venerdì 9 e sabato 10 marzo. Il tema di quest’anno è un’espressione del Salmo 130: “Presso di te è il perdono”: il desiderio è quello di aprire il cuore per farvi entrare la vita di Dio, che lo cambia e lo trasforma e rende felici.

Si pubblica il reportage di “Famiglia Cristiana” a cura di Lorenzo Montanaro, Alberto Laggia e di Maria Elefante che ritraggono, attraverso la loro penna, alcune realtà parrocchiali “sempre aperte” del Piemonte, del Veneto e della Campania che cercano di offrire anche in orari insoliti, e non solo in occasione delle “24 ore per il Signore”, iniziative diverse all’insegna della preghiera e delle confessioni. Qui di seguito, una parte del reportage, che si affaccia alle porte dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice:

L’anima della notte

VIAGGIO NELLE CHIESE APERTE ANCHE DOPO IL TRAMONTO

IL 9 E 10 MARZO IN TUTTA ITALIA PREGHIERE E CONFESSIONI NON STOP IN OCCASIONE DELLE “24 ORE PER IL SIGNORE”, UN APPUNTAMENTO ANNUALE VOLUTO DA PAPA FRANCESCO. MA CI SONO CITTÀ IN CUI QUESTA È UNA REALTÀ QUOTIDIANA. O QUANTO MENO SETTIMANALE. SIAMO ANDATI SUL CAMPO A VEDERE DOVE E COME.

PARTENDO DAL PIEMONTE

DAL KEBAB ALL’INCENSO, L’ALTRA “MOVIDA”
Le iniziative dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice

di Lorenzo Montanaro

«In chiesa non vado mai, non so nemmeno se sono credente. Però qui, a quest’ora di notte, c’è qualcosa di speciale: un silenzio che mi piace». Entrano alla spicciolata, qualcuno dopo aver dato l’ultimo sorso al bicchiere di plastica che tiene in mano o l’ultimo morso a un trancio di pizza. C’è chi, all’ingresso, si fa un segno di croce. Chi si guarda un po’ intorno, come per “assaggiare” l’aria.

Di solito si fermano cinque o dieci minuti, ma c’è anche chi si trattiene più a lungo. Entrano perché le porte sono spalancate. Già, una chiesa senza confini e senza barriere. Aperta sulla piazzetta che ogni fine settimana viene invasa da migliaia di ragazzi in cerca di divertimento e locali alla moda. Aperta al punto da assorbire voci, rumori, perfino odori. Dal kebab all’incenso. È

un chiaro esempio di quella Chiesa in uscita voluta da papa Francesco. Ma questa parrocchia ha “giocato d’anticipo”. Questione di un soffio. Era infatti il 2 marzo 2013 (11 giorni prima dell’elezione di Bergoglio) quando don Mauro Mergola, salesiano, parroco della comunità Santi Pietro e Paolo, nel cuore del multietnico quartiere torinese di San Salvario, decise di tenere aperta la chiesa il sabato notte per incontrare i “ragazzi della movida”. Doveva essere un esperimento, legato alla Quaresima. Invece, dopo cinque anni di rodaggio, la “movida spirituale” è una realtà stabile e affermata. Un’esperienza di frontiera. Sì, perché

nelle notti di San Salvario si incontra di tutto. Accanto al divertimento sano, c’è il dolore urlato nello sballo: il consumo di alcol è elevatissimo, come quello di stupefacenti (cannabis, il cui odore dolciastro si sente ovunque, ma anche cocaina e droghe sintetiche dagli effetti devastanti). A questo mondo dai mille volti, chiassoso quanto ignorato, la parrocchia non risponde con la condanna, ma con la presenza. «Noi stiamo sulla porta» racconta Paulo Bošković, salesiano croato, che a Torino si prepara per l’ordinazione sacerdotale. «Tanti ragazzi si avvicinano per incontrarci e fare domande. È il segno di un desiderio spirituale vivo, nonostante tutto».

Tra mezzanotte e le due c’è un flusso continuo di gente che varca le porte della chiesa. Si tratta, per lo più, di piccoli gruppi di ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Sara e Laura, entrambe diciottenni, sono entusiaste. «La proposta ci piace molto. È bella la possibilità di un istante di preghiera, magari prima di un’uscita di gruppo con gli amici». Se per loro la vita di parrocchia è esperienza quotidiana, c’è anche chi arriva da percorsi diversi. «No, non mi definirei credente, almeno non nel senso  tradizionale» dice Lorenzo, anche lui neomaggiorenne. «Eppure qui vengo spesso. Mi piace il contrasto tra il frastuono di fuori e la calma che si respira oltre la porta». Chi vuole può scrivere su un foglietto di carta la sua personale domanda e pescare da un

cestino una citazione biblica. In piedi davanti all’altare, don Mauro incontra tutti e con tutti condivide una parola, un saluto, un preghiera. «Affidiamo al Signore esperienze e persone care. Insieme diamo un senso a questo momento. A volte, qualcuno mi chiede di confessarsi».

Col buio ha a che fare anche la proposta che arriva dal santuario di Maria Ausiliatrice, cuore pulsante del mondo salesiano. Alle 21 della domenica c’è la Messa, ma, specialmente in questa Quaresima, già dalle 20.30 sono disponibili quattro o cinque confessori. E la fila di fedeli (soprattutto universitari e giovani coppie) è continua. «Non è solo questione di comodità» osserva il rettore, don Cristian Besso. «La sera è il tempo della riflessione. Come ci ricordano tanti passi biblici, è l’ora in cui l’uomo sente l’angoscia delle giornate che sfumano via, a volte nel non senso. In quest’ora è prezioso l’incontro spirituale».

 

Ecco, il reportage integrale:

Un albero, tanti rami – E se La Fede avesse Ragione? Video del 4º Appuntamento

L’8 Febbraio 2018 si è tenuto a Valdocco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il quarto dei sei incontri di “E Se La Fede avesse Ragione?” rivolti ai giovani, per donare un percorso personale autentico di fede a tutti coloro che vi partecipano.

“Un albero, tanti rami” è stato il tema portante dell’incontro condotto da Don Michele Roselli, che ha fotografato la Chiesa come un albero particolare, ovvero l’albero della Croce, che con i suoi rami, tutti i fratelli che fanno costantemente esperienza nella fede, abbraccia il mondo intero #nessunoescluso, appunto, come ricorda il tema pastorale dell’anno corrente. L’invito a tutti gli astanti è stato quello di coltivare un “noi” credente proteso verso un “tutti”, anche verso coloro che non sono credenti, al fine di essere in comunione con il mondo. Ecco il video dell’intero incontro. Buona Visione!

 

>>> Prossimi Appuntamenti

8 Marzo 2018  – “E fuori della Chiesa?”
3 Maggio 2018 – “Chiesa in uscita”

 

Orario e Struttura degli incontri: 
ore 19,45 possibile cena al sacco; ore 20,45 ritrovo e accoglienza; ore 21,00 catechesi; ore 21,45 preghiera e confessioni; ore 22,30 conclusione

 

 

«Cicatrici di guerra. Matrici di pace», convegno sulla Colombia a Valdocco

«Cicatrici di guerra. Matrici di pace»
Giovedì 15 marzo 2018
ore 18 – Valdocco (Sala Sangalli)

Cinquantadue anni di conflitto hanno lasciato sul terreno oltre 260 mila morti, 45mila desaparecidos e 6,9 milioni di sfollati: è il bilancio della guerra civile tra Governo colombiano e le Fuerzas armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), conclusasi il 24 novembre 2016 con un accordo di pace ratificato a Bogotà il giorno 30 dello stesso mese. Del processo di pacificazione in corso si darà conto attraverso un particolare angolo visuale al convegno «Cicatrici di guerra. Matrici di pace» giovedì 15 marzo alle ore 18, a Valdocco, in via Maria Ausiliatrice 32 a Torino – Sala Sangalli (parcheggio auto: ingresso da piazza Sassari), organizzato da Missioni Don Bosco.

Interverranno don Rafael Bejarano, direttore di “Ciudad Don Bosco”, centro salesiano di recupero e di riabilitazione nella città di Medellin, Jazmín, ex- ragazza soldato delle Farc accompagnata da Jovana Ruíz, incaricata dell’inserimento lavorativo e dei tirocini, Bruno Desidera, giornalista di AgenSIR specializzato sulla Colombia e Alessia Andena, referente del progetto di Medellin per Missioni Don Bosco.

Presiederà l’incontro Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco; modererà Elisabetta Gatto, antropologa di Missioni Don Bosco.

L’incontro è aperto al pubblico senza necessità di prenotazione, con la possibilità di avvalersi del servizio di baby sitting offerto dall’organizzazione.

Poiché si tratta dell’unica manifestazione pubblica della delegazione in Italia, il convegno sarà trasmesso in diretta streaming nel sito www.missionidonbosco.org.

Per prepararsi all’incontro si può vedere il documentario “Alto el fuego”, letteralmente “Cessate il fuoco”, è un documentario sul progetto di riabilitazione e reinserimento sociale dei bambini soldato delle Farc portato avanti dai salesiani della Colombia:

 

23/02: Giornata di preghiera e digiuno per la pace

Si celebra oggi, 23 febbraio, primo venerdì di Quaresima, una Giornata di preghiera e digiuno per la pace, in particolare per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è stata lanciata da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 4 febbraio.

All’Angelus, Papa Francesco propone di guardare “al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo” invitando anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi “nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”.

Preghiera nella Basilica di Maria Ausiliatrice

Nel clima della giornata di preghiera e digiuno indetta dal Santo Padre per impetrare il dono della pace, i fedeli riuniti oggi nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino sono invitati ad offrire la loro preghiera per le necessità della Famiglia Salesiana presente in Siria.

Questa intenzione è espressa da un cero accesso dinanzi al quadro dell’Ausiliatrice in Basilica. Si tratta di una tappa ulteriore del cammino di ringraziamento e preghiera inaugurato dal Rettor Maggiore don Angel Fernandez Artime nel contesto delle celebrazioni per il 150° anniversario della consacrazione della Basilica di Valdocco.”

Uniti insieme, dunque, per indurre chiunque a un serio discernimento su quanto sta avvenendo nei bassifondi della storia. In effetti, i due Paesi dell’Africa subsahariana per cui pregare e digiunare, duramente provati dalle violenze, sono l’emblema di quelle che il pontefice chiama «periferie del mondo».

Ed è proprio la storia di quelle terre insanguinate che TV2000 ha dedicato alcuni servizi, proposti qui di seguito.

Sud Sudan e Congo, nel cuore del Papa e
al centro della Giornata di digiuno e preghiera

Siamo alla vigilia della giornata di digiuno e preghiera per la pace fortemente voluta dal Papa. Nel cuore di Francesco, la situazione drammatica in Congo e in Sud Sudan, oltre a quella della Siria, paese in cui, negli ultimi giorni, la guerra si è di nuovo infiammata. Da tutto il mondo continuano ad arrivare adesioni all’iniziativa rivolta ai fedeli di tutte le religioni, non solo cristiani. Grande l’impegno della chiesa nei processi di pacificazione nei due paesi africani, dilaniati da guerre civili e piegati da massacri e carestie. Servizio di Maurizio Di Schino

PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE

Nell’Angelus del 4 febbraio 2018 Papa Francesco è tornato a parlare del tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, in particolare in Sud Sudan e Congo. Ha così invitato tutti a partecipare ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace che si terrà venerdì 23 febbraio 2018. In questa occasione abbiamo incontrato alcuni membri della comunità cattolica congolese a Roma: Padre Rigobert Kyungu sj, segretario regionale dei Gesuiti per l’Africa e segretario dei Consiglieri ed Assistenti Religiosi Congolesi di diverse congregazioni a Roma; Barthélemy Hemedi Nasibu, Ricercatore e studente in filosofia politica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e Suor Marie-Pierre OTIBA, segretaria francofona della Sacra Famiglia di Bordeaux. Con loro abbiamo ripreso le parole del Papa del 23 novembre 2017 nella Preghiera e digiuno per il Congo e il Sud Sudan.

In vista della Giornata di preghiera e digiuno per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, nata dall’invito di Papa Francesco per evidenziare la situazione drammatica che i due paesi stanno vivendo a causa dei conflitti in atto, dedichiamo il nostro incontro di oggi al Sud Sudan. Abbiamo incontrato tre testimoni di missione in Sud Sudan: Sr Paola Moggi, Direttrice del Centro di Comunicazione Combonifem; Sr Lucia Disconsi missionaria comboniana e Padre Richard Iga Alao dell’Arcidiocesi di Khartoum in Sudan. E con loro, abbiamo riascoltato le parole di Papa Francesco nell’Angelus del 4 febbraio 2018 e in Visita del Santo Padre Francesco alla Comunità Anglicana nella Chiesa «All Saints’» di Roma del 26 febbraio 2017.

 

Ecco, ancora, un interessante articolo di Avvenire a cura di Giulio Albanese che spiega il significato di questa Giornata di preghiera e digiuno per la pace.

 

Con la vita degli ultimi. Questa giornata indetta dal Papa

Ciò che conquista gli animi nei discorsi di papa Francesco è il punto di vista: un inedito sguardo extra moenia o “fuori le mura”, che pensa la Chiesa a partire dal mondo, non viceversa. L’odierna giornata di preghiera e digiuno per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sudan Meridionale, alla quale Francesco invita tutti, si inserisce in questo contesto e dovrebbe indurre chiunque a un serio discernimento su quanto sta avvenendo nei bassifondi della storia. In effetti, i due Paesi dell’Africa subsahariana per cui pregare e digiunare, duramente provati dalle violenze, costituiscono l’emblema di quelle che il pontefice, nel suo magistero, chiama «periferie del mondo».

Ed è proprio la storia di quelle terre insanguinate, pur passando dai resoconti della memoria in mani sempre diverse, quante sono le generazioni, che dovrebbe aiutarci a comprendere quanto aberrante sia l’egoismo umano. Essa, infatti, continua a costituire la narrazione permanente, modulata con generi letterari diversi, di modelli di civilizzazione che in fondo hanno sempre generato, oltre alle guerre, esclusione a dismisura.

Il Congo di cui stiamo parlando, ex possedimento personale di re Leopoldo dei Belgi, è un Paese dove le ingiustizie e le sopraffazioni più terribili hanno rappresentato una costante fin dai tempi del colonialismo. E lo stesso ragionamento può essere riferito al Sud Sudan, la più giovane nazione africana, nata a seguito di una consultazione referendaria nel 2011. Ma anche in questo caso, sia prima dell’indipendenza che poi, a dettare le regole del gioco, sono stati i violenti. Pertanto, la licenza di uccidere, calpestando la dignità umana,va condannata e soprattutto scongiurata, promuovendo cammini di pace. Non basta, cioè, invocare la fine delle ostilità perpetrate dai signori della guerra.

Come diceva il compianto arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini, «la pace ha un costo, la pace si paga. Anche il Vangelo, quando dice “A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello”, fa capire che c’è un prezzo da pagare, che non basta invocare la pace». Bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di proprio, per questo grande bene; e non solo a livello personale, ma anche di gruppo, di popoli e nazioni. Andando, soprattutto, al di là di quel perbenismo endemico del nostro tempo, per cui le miserie del mondo sono da addebitare, paradossalmente, alle vittime stesse della miseria, sarebbe opportuno interrogarsi sulle cause, quasi mai mediatizzate, che generano morte e distruzione. Ecco che allora scopriremmo intrighi d’ogni genere legati al diktat dell’interesse, poco importa se di questa o quella oligarchia, di questa o quella multinazionale.

È evidente che una vasta umanità dolente, vittima di soprusi a non finire, patisce innanzitutto e soprattutto le conseguenze di legami interessati, maliziosi e artefatti che dipendono dall’ingordigia di chi guarda solo e unicamente alla massimizzazione dei propri profitti. Bisogna chiedersi, allora, pregando e digiunando – se il nostro presente e il nostro futuro non siano intrappolati nelle strutture di peccato, di cui lo sfruttamento e l’abbandono delle «periferie» sono il segno più evidente.

L’impegno deve essere quello di un decentramento, guardando al mondo dalla parte degli ultimi. Non esserne capaci equivarrebbe al sonnambulismo di una fede disincarnata, oppiacea, relegata nelle sacrestie vetuste che sono l’antitesi della frontiera del Vangelo.

Un percorso di conversione, che la mistica quaresimale propone, nella consapevolezza che «essere morali – con le parole del grande sociologo Zygmunt Bauman – significa sapere che le cose possono essere buone o cattive. Ma non significa sapere, né tanto meno sapere per certo, quali siano buone e quali cattive. […] Essere morali significa non sentirsi mai abbastanza buoni…». Il mistero della predilezione di Gesù per i poveri e la loro centralità nei dinamismi del Regno e della missione suggeriscono a ogni Chiesa, nel Nord come nel Sud del mondo, di condividere la vita dei poveri e questa giornata ce lo ricorda.

(Articolo pubblicato su Avvenire.it)

Il Card. Gualtiero Bassetti a Valdocco per celebrare i 150 anni della Basilica di Maria Ausiliatrice

Continuano le iniziative del programma del 150º Anniversario della Basilica di Maria Ausiliatrice, clicca qui per il calendario completo.

Inizierà nel pomeriggio di Venerdì 9 Marzo 2018, la visita del Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana,  presso la casa madre dei Salesiani del Piemonte e Valle D’Aosta, a Valdocco. Nel programma della visita è prevista alle ore 18,30, nella splendida cornice della Basilica di Maria Ausiliatrice, la celebrazione dell’Eucaristia presieduta da Sua Eminenza reverendissima. Alle ore 21,00 un Suo intervento dal titolo “LA CHIESA IN ITALIA E IL CAMMINO PROPOSTO DA PAPA FRANCESCO”.

Service Learning: APPRENDERE SERVE, SERVIRE INSEGNA! – Convegno IdR 2018 Piemonte e Valle d’Aosta

 Dalla scuola alla vita: la proposta pedagogica del Service Learning

Il Service Learning è una proposta pedagogica che unisce il Service (la cittadinanza, le azioni solidali e il volontariato per la comunità) e il Learning (l’acquisizione di competenze professionali, metodologiche, sociali e soprattutto didattiche), affinché gli allievi possano sviluppare le proprie conoscenze e competenze attraverso un servizio solidale alla comunità.
Parleranno di questo servizio Italo Fiorin, Direttore della Scuola di Alta Formazione, LUMSA di Roma e Franco Garelli, Sociologo e Professore di Sociologia dei processi culturli presso l’Università di Torino.

EllediciScuola, l’Ufficio Scuola della Diocesi di Torino e Regione Piemonte e le associazioni professionali AIMC e UCIIM organizzano il CONVEGNO INSEGNANTI DI RELIGIONE (IdR) 2018 Piemonte e Valle d’Aosta cercando di riflettere intorno all’attuale tema dell’inclusione scolastica in una Scuola in continuo cambiamento.

L’appuntamento è per Giovedì 8 marzo 2018 dalle 9.00 alle 16.15 presso il Teatro Grande Valdocco, Via Sassari 28/B – 10152 Torino.

Programma della giornata:

Ore 9,00  Registrazione partecipanti
Ore 9,30  Saluti e inizio lavori

  1.    Dalla scuola alla vita: la proposta pedagogica del Service Learning

Italo Fiorin, Direttore della Scuola di Alta Formazione «Educare all’Incontro e alla Solidarietà», Università LUMSA di Roma.

     2.  ICare.Las dadell’educazione

Franco Garelli, Sociologo, Professore di Sociologia dei processi culturali e Sociologia della religione, Università di Torino.

Pausa pranzo

Ore 13,45   Firma di presenza
Ore 14,00  Ripresa dei lavori

  1. Esperienza nella scuola primaria
  2. Esperienza nella scuola secondaria
  3. Comunicazioni

 

Ore 16,15  consegna Attestato di partecipazione

 

 

Rivivi la festa di Don Bosco 2018

Per rivivere questo 31 Gennaio 2018, vi proponiamo una selezione di foto a cura di don Antonio Saglia, salesiano, e lo speciale della redazione del TG regionale dell’emittente televisiva Rete7  che ha realizzato lo speciale “Festa di Don Bosco: un’occasione per ricordare l’importanza dei giovani e della loro educazione. A ribadirlo da Valdocco, l’arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia.”

La gallery fotografica