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Le “24 ore per il Signore” stabili, instancabili e abituali con la “movida spirituale” di San Salvario e e le iniziative di Maria Ausiliatrice
/in Basilica, News /da admin4675Anche quest’anno il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione propone la 5ª edizione di “24 ore per il Signore”, nei giorni di venerdì 9 e sabato 10 marzo. Il tema di quest’anno è un’espressione del Salmo 130: “Presso di te è il perdono”: il desiderio è quello di aprire il cuore per farvi entrare la vita di Dio, che lo cambia e lo trasforma e rende felici.
Si pubblica il reportage di “Famiglia Cristiana” a cura di Lorenzo Montanaro, Alberto Laggia e di Maria Elefante che ritraggono, attraverso la loro penna, alcune realtà parrocchiali “sempre aperte” del Piemonte, del Veneto e della Campania che cercano di offrire anche in orari insoliti, e non solo in occasione delle “24 ore per il Signore”, iniziative diverse all’insegna della preghiera e delle confessioni. Qui di seguito, una parte del reportage, che si affaccia alle porte dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice:
L’anima della notte
VIAGGIO NELLE CHIESE APERTE ANCHE DOPO IL TRAMONTO
IL 9 E 10 MARZO IN TUTTA ITALIA PREGHIERE E CONFESSIONI NON STOP IN OCCASIONE DELLE “24 ORE PER IL SIGNORE”, UN APPUNTAMENTO ANNUALE VOLUTO DA PAPA FRANCESCO. MA CI SONO CITTÀ IN CUI QUESTA È UNA REALTÀ QUOTIDIANA. O QUANTO MENO SETTIMANALE. SIAMO ANDATI SUL CAMPO A VEDERE DOVE E COME.
PARTENDO DAL PIEMONTE
DAL KEBAB ALL’INCENSO, L’ALTRA “MOVIDA”
Le iniziative dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice
di Lorenzo Montanaro
«In chiesa non vado mai, non so nemmeno se sono credente. Però qui, a quest’ora di notte, c’è qualcosa di speciale: un silenzio che mi piace». Entrano alla spicciolata, qualcuno dopo aver dato l’ultimo sorso al bicchiere di plastica che tiene in mano o l’ultimo morso a un trancio di pizza. C’è chi, all’ingresso, si fa un segno di croce. Chi si guarda un po’ intorno, come per “assaggiare” l’aria.
Di solito si fermano cinque o dieci minuti, ma c’è anche chi si trattiene più a lungo. Entrano perché le porte sono spalancate. Già, una chiesa senza confini e senza barriere. Aperta sulla piazzetta che ogni fine settimana viene invasa da migliaia di ragazzi in cerca di divertimento e locali alla moda. Aperta al punto da assorbire voci, rumori, perfino odori. Dal kebab all’incenso. È
un chiaro esempio di quella Chiesa in uscita voluta da papa Francesco. Ma questa parrocchia ha “giocato d’anticipo”. Questione di un soffio. Era infatti il 2 marzo 2013 (11 giorni prima dell’elezione di Bergoglio) quando don Mauro Mergola, salesiano, parroco della comunità Santi Pietro e Paolo, nel cuore del multietnico quartiere torinese di San Salvario, decise di tenere aperta la chiesa il sabato notte per incontrare i “ragazzi della movida”. Doveva essere un esperimento, legato alla Quaresima. Invece, dopo cinque anni di rodaggio, la “movida spirituale” è una realtà stabile e affermata. Un’esperienza di frontiera. Sì, perché
nelle notti di San Salvario si incontra di tutto. Accanto al divertimento sano, c’è il dolore urlato nello sballo: il consumo di alcol è elevatissimo, come quello di stupefacenti (cannabis, il cui odore dolciastro si sente ovunque, ma anche cocaina e droghe sintetiche dagli effetti devastanti). A questo mondo dai mille volti, chiassoso quanto ignorato, la parrocchia non risponde con la condanna, ma con la presenza. «Noi stiamo sulla porta» racconta Paulo Bošković, salesiano croato, che a Torino si prepara per l’ordinazione sacerdotale. «Tanti ragazzi si avvicinano per incontrarci e fare domande. È il segno di un desiderio spirituale vivo, nonostante tutto».
Tra mezzanotte e le due c’è un flusso continuo di gente che varca le porte della chiesa. Si tratta, per lo più, di piccoli gruppi di ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Sara e Laura, entrambe diciottenni, sono entusiaste. «La proposta ci piace molto. È bella la possibilità di un istante di preghiera, magari prima di un’uscita di gruppo con gli amici». Se per loro la vita di parrocchia è esperienza quotidiana, c’è anche chi arriva da percorsi diversi. «No, non mi definirei credente, almeno non nel senso tradizionale» dice Lorenzo, anche lui neomaggiorenne. «Eppure qui vengo spesso. Mi piace il contrasto tra il frastuono di fuori e la calma che si respira oltre la porta». Chi vuole può scrivere su un foglietto di carta la sua personale domanda e pescare da un
cestino una citazione biblica. In piedi davanti all’altare, don Mauro incontra tutti e con tutti condivide una parola, un saluto, un preghiera. «Affidiamo al Signore esperienze e persone care. Insieme diamo un senso a questo momento. A volte, qualcuno mi chiede di confessarsi».
Col buio ha a che fare anche la proposta che arriva dal santuario di Maria Ausiliatrice, cuore pulsante del mondo salesiano. Alle 21 della domenica c’è la Messa, ma, specialmente in questa Quaresima, già dalle 20.30 sono disponibili quattro o cinque confessori. E la fila di fedeli (soprattutto universitari e giovani coppie) è continua. «Non è solo questione di comodità» osserva il rettore, don Cristian Besso. «La sera è il tempo della riflessione. Come ci ricordano tanti passi biblici, è l’ora in cui l’uomo sente l’angoscia delle giornate che sfumano via, a volte nel non senso. In quest’ora è prezioso l’incontro spirituale».
Ecco, il reportage integrale:
Le “24 ore per il Signore” stabili, instancabili e abituali con la “movida spirituale” di San Salvario e e le iniziative di Maria Ausiliatrice
/in Basilica en, News en /da admin4675Anche quest’anno il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione propone la 5ª edizione di “24 ore per il Signore”, nei giorni di venerdì 9 e sabato 10 marzo. Il tema di quest’anno è un’espressione del Salmo 130: “Presso di te è il perdono”: il desiderio è quello di aprire il cuore per farvi entrare la vita di Dio, che lo cambia e lo trasforma e rende felici.
Si pubblica il reportage di “Famiglia Cristiana” a cura di Lorenzo Montanaro, Alberto Laggia e di Maria Elefante che ritraggono, attraverso la loro penna, alcune realtà parrocchiali “sempre aperte” del Piemonte, del Veneto e della Campania che cercano di offrire anche in orari insoliti, e non solo in occasione delle “24 ore per il Signore”, iniziative diverse all’insegna della preghiera e delle confessioni. Qui di seguito, una parte del reportage, che si affaccia alle porte dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice:
L’anima della notte
VIAGGIO NELLE CHIESE APERTE ANCHE DOPO IL TRAMONTO
IL 9 E 10 MARZO IN TUTTA ITALIA PREGHIERE E CONFESSIONI NON STOP IN OCCASIONE DELLE “24 ORE PER IL SIGNORE”, UN APPUNTAMENTO ANNUALE VOLUTO DA PAPA FRANCESCO. MA CI SONO CITTÀ IN CUI QUESTA È UNA REALTÀ QUOTIDIANA. O QUANTO MENO SETTIMANALE. SIAMO ANDATI SUL CAMPO A VEDERE DOVE E COME.
PARTENDO DAL PIEMONTE
DAL KEBAB ALL’INCENSO, L’ALTRA “MOVIDA”
Le iniziative dei salesiani nel quartiere di San Salvario e a Maria Ausiliatrice
di Lorenzo Montanaro
«In chiesa non vado mai, non so nemmeno se sono credente. Però qui, a quest’ora di notte, c’è qualcosa di speciale: un silenzio che mi piace». Entrano alla spicciolata, qualcuno dopo aver dato l’ultimo sorso al bicchiere di plastica che tiene in mano o l’ultimo morso a un trancio di pizza. C’è chi, all’ingresso, si fa un segno di croce. Chi si guarda un po’ intorno, come per “assaggiare” l’aria.
Di solito si fermano cinque o dieci minuti, ma c’è anche chi si trattiene più a lungo. Entrano perché le porte sono spalancate. Già, una chiesa senza confini e senza barriere. Aperta sulla piazzetta che ogni fine settimana viene invasa da migliaia di ragazzi in cerca di divertimento e locali alla moda. Aperta al punto da assorbire voci, rumori, perfino odori. Dal kebab all’incenso. È
un chiaro esempio di quella Chiesa in uscita voluta da papa Francesco. Ma questa parrocchia ha “giocato d’anticipo”. Questione di un soffio. Era infatti il 2 marzo 2013 (11 giorni prima dell’elezione di Bergoglio) quando don Mauro Mergola, salesiano, parroco della comunità Santi Pietro e Paolo, nel cuore del multietnico quartiere torinese di San Salvario, decise di tenere aperta la chiesa il sabato notte per incontrare i “ragazzi della movida”. Doveva essere un esperimento, legato alla Quaresima. Invece, dopo cinque anni di rodaggio, la “movida spirituale” è una realtà stabile e affermata. Un’esperienza di frontiera. Sì, perché
nelle notti di San Salvario si incontra di tutto. Accanto al divertimento sano, c’è il dolore urlato nello sballo: il consumo di alcol è elevatissimo, come quello di stupefacenti (cannabis, il cui odore dolciastro si sente ovunque, ma anche cocaina e droghe sintetiche dagli effetti devastanti). A questo mondo dai mille volti, chiassoso quanto ignorato, la parrocchia non risponde con la condanna, ma con la presenza. «Noi stiamo sulla porta» racconta Paulo Bošković, salesiano croato, che a Torino si prepara per l’ordinazione sacerdotale. «Tanti ragazzi si avvicinano per incontrarci e fare domande. È il segno di un desiderio spirituale vivo, nonostante tutto».
Tra mezzanotte e le due c’è un flusso continuo di gente che varca le porte della chiesa. Si tratta, per lo più, di piccoli gruppi di ragazzi tra i 18 e i 25 anni. Sara e Laura, entrambe diciottenni, sono entusiaste. «La proposta ci piace molto. È bella la possibilità di un istante di preghiera, magari prima di un’uscita di gruppo con gli amici». Se per loro la vita di parrocchia è esperienza quotidiana, c’è anche chi arriva da percorsi diversi. «No, non mi definirei credente, almeno non nel senso tradizionale» dice Lorenzo, anche lui neomaggiorenne. «Eppure qui vengo spesso. Mi piace il contrasto tra il frastuono di fuori e la calma che si respira oltre la porta». Chi vuole può scrivere su un foglietto di carta la sua personale domanda e pescare da un
cestino una citazione biblica. In piedi davanti all’altare, don Mauro incontra tutti e con tutti condivide una parola, un saluto, un preghiera. «Affidiamo al Signore esperienze e persone care. Insieme diamo un senso a questo momento. A volte, qualcuno mi chiede di confessarsi».
Col buio ha a che fare anche la proposta che arriva dal santuario di Maria Ausiliatrice, cuore pulsante del mondo salesiano. Alle 21 della domenica c’è la Messa, ma, specialmente in questa Quaresima, già dalle 20.30 sono disponibili quattro o cinque confessori. E la fila di fedeli (soprattutto universitari e giovani coppie) è continua. «Non è solo questione di comodità» osserva il rettore, don Cristian Besso. «La sera è il tempo della riflessione. Come ci ricordano tanti passi biblici, è l’ora in cui l’uomo sente l’angoscia delle giornate che sfumano via, a volte nel non senso. In quest’ora è prezioso l’incontro spirituale».
Ecco, il reportage integrale:
Un albero, tanti rami – E se La Fede avesse Ragione? Video del 4º Appuntamento
/in Basilica, News /da admin4675L’8 Febbraio 2018 si è tenuto a Valdocco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il quarto dei sei incontri di “E Se La Fede avesse Ragione?” rivolti ai giovani, per donare un percorso personale autentico di fede a tutti coloro che vi partecipano.
“Un albero, tanti rami” è stato il tema portante dell’incontro condotto da Don Michele Roselli, che ha fotografato la Chiesa come un albero particolare, ovvero l’albero della Croce, che con i suoi rami, tutti i fratelli che fanno costantemente esperienza nella fede, abbraccia il mondo intero #nessunoescluso, appunto, come ricorda il tema pastorale dell’anno corrente. L’invito a tutti gli astanti è stato quello di coltivare un “noi” credente proteso verso un “tutti”, anche verso coloro che non sono credenti, al fine di essere in comunione con il mondo. Ecco il video dell’intero incontro. Buona Visione!
>>> Prossimi Appuntamenti
8 Marzo 2018 – “E fuori della Chiesa?”
3 Maggio 2018 – “Chiesa in uscita”
Orario e Struttura degli incontri:
ore 19,45 possibile cena al sacco; ore 20,45 ritrovo e accoglienza; ore 21,00 catechesi; ore 21,45 preghiera e confessioni; ore 22,30 conclusione
«Cicatrici di guerra. Matrici di pace», convegno sulla Colombia a Valdocco
/in News /da admin4675«Cicatrici di guerra. Matrici di pace»
Giovedì 15 marzo 2018
ore 18 – Valdocco (Sala Sangalli)
Cinquantadue anni di conflitto hanno lasciato sul terreno oltre 260 mila morti, 45mila desaparecidos e 6,9 milioni di sfollati: è il bilancio della guerra civile tra Governo colombiano e le Fuerzas armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), conclusasi il 24 novembre 2016 con un accordo di pace ratificato a Bogotà il giorno 30 dello stesso mese. Del processo di pacificazione in corso si darà conto attraverso un particolare angolo visuale al convegno «Cicatrici di guerra. Matrici di pace» giovedì 15 marzo alle ore 18, a Valdocco, in via Maria Ausiliatrice 32 a Torino – Sala Sangalli (parcheggio auto: ingresso da piazza Sassari), organizzato da Missioni Don Bosco.
Interverranno don Rafael Bejarano, direttore di “Ciudad Don Bosco”, centro salesiano di recupero e di riabilitazione nella città di Medellin, Jazmín, ex- ragazza soldato delle Farc accompagnata da Jovana Ruíz, incaricata dell’inserimento lavorativo e dei tirocini, Bruno Desidera, giornalista di AgenSIR specializzato sulla Colombia e Alessia Andena, referente del progetto di Medellin per Missioni Don Bosco.
Presiederà l’incontro Giampietro Pettenon, Presidente di Missioni Don Bosco; modererà Elisabetta Gatto, antropologa di Missioni Don Bosco.
L’incontro è aperto al pubblico senza necessità di prenotazione, con la possibilità di avvalersi del servizio di baby sitting offerto dall’organizzazione.
Poiché si tratta dell’unica manifestazione pubblica della delegazione in Italia, il convegno sarà trasmesso in diretta streaming nel sito www.missionidonbosco.org.
Per prepararsi all’incontro si può vedere il documentario “Alto el fuego”, letteralmente “Cessate il fuoco”, è un documentario sul progetto di riabilitazione e reinserimento sociale dei bambini soldato delle Farc portato avanti dai salesiani della Colombia:
23/02: Giornata di preghiera e digiuno per la pace
/in Basilica, News /da admin4675Si celebra oggi, 23 febbraio, primo venerdì di Quaresima, una Giornata di preghiera e digiuno per la pace, in particolare per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è stata lanciata da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 4 febbraio.
All’Angelus, Papa Francesco propone di guardare “al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo” invitando anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi “nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”.
Preghiera nella Basilica di Maria Ausiliatrice
Questa intenzione è espressa da un cero accesso dinanzi al quadro dell’Ausiliatrice in Basilica. Si tratta di una tappa ulteriore del cammino di ringraziamento e preghiera inaugurato dal Rettor Maggiore don Angel Fernandez Artime nel contesto delle celebrazioni per il 150° anniversario della consacrazione della Basilica di Valdocco.”
Uniti insieme, dunque, per indurre chiunque a un serio discernimento su quanto sta avvenendo nei bassifondi della storia. In effetti, i due Paesi dell’Africa subsahariana per cui pregare e digiunare, duramente provati dalle violenze, sono l’emblema di quelle che il pontefice chiama «periferie del mondo».
Ed è proprio la storia di quelle terre insanguinate che TV2000 ha dedicato alcuni servizi, proposti qui di seguito.
Sud Sudan e Congo, nel cuore del Papa e
al centro della Giornata di digiuno e preghiera
Siamo alla vigilia della giornata di digiuno e preghiera per la pace fortemente voluta dal Papa. Nel cuore di Francesco, la situazione drammatica in Congo e in Sud Sudan, oltre a quella della Siria, paese in cui, negli ultimi giorni, la guerra si è di nuovo infiammata. Da tutto il mondo continuano ad arrivare adesioni all’iniziativa rivolta ai fedeli di tutte le religioni, non solo cristiani. Grande l’impegno della chiesa nei processi di pacificazione nei due paesi africani, dilaniati da guerre civili e piegati da massacri e carestie. Servizio di Maurizio Di Schino
PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE
Nell’Angelus del 4 febbraio 2018 Papa Francesco è tornato a parlare del tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, in particolare in Sud Sudan e Congo. Ha così invitato tutti a partecipare ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace che si terrà venerdì 23 febbraio 2018. In questa occasione abbiamo incontrato alcuni membri della comunità cattolica congolese a Roma: Padre Rigobert Kyungu sj, segretario regionale dei Gesuiti per l’Africa e segretario dei Consiglieri ed Assistenti Religiosi Congolesi di diverse congregazioni a Roma; Barthélemy Hemedi Nasibu, Ricercatore e studente in filosofia politica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e Suor Marie-Pierre OTIBA, segretaria francofona della Sacra Famiglia di Bordeaux. Con loro abbiamo ripreso le parole del Papa del 23 novembre 2017 nella Preghiera e digiuno per il Congo e il Sud Sudan.
In vista della Giornata di preghiera e digiuno per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, nata dall’invito di Papa Francesco per evidenziare la situazione drammatica che i due paesi stanno vivendo a causa dei conflitti in atto, dedichiamo il nostro incontro di oggi al Sud Sudan. Abbiamo incontrato tre testimoni di missione in Sud Sudan: Sr Paola Moggi, Direttrice del Centro di Comunicazione Combonifem; Sr Lucia Disconsi missionaria comboniana e Padre Richard Iga Alao dell’Arcidiocesi di Khartoum in Sudan. E con loro, abbiamo riascoltato le parole di Papa Francesco nell’Angelus del 4 febbraio 2018 e in Visita del Santo Padre Francesco alla Comunità Anglicana nella Chiesa «All Saints’» di Roma del 26 febbraio 2017.
Ecco, ancora, un interessante articolo di Avvenire a cura di Giulio Albanese che spiega il significato di questa Giornata di preghiera e digiuno per la pace.
Con la vita degli ultimi. Questa giornata indetta dal Papa
Ciò che conquista gli animi nei discorsi di papa Francesco è il punto di vista: un inedito sguardo extra moenia o “fuori le mura”, che pensa la Chiesa a partire dal mondo, non viceversa. L’odierna giornata di preghiera e digiuno per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sudan Meridionale, alla quale Francesco invita tutti, si inserisce in questo contesto e dovrebbe indurre chiunque a un serio discernimento su quanto sta avvenendo nei bassifondi della storia. In effetti, i due Paesi dell’Africa subsahariana per cui pregare e digiunare, duramente provati dalle violenze, costituiscono l’emblema di quelle che il pontefice, nel suo magistero, chiama «periferie del mondo».
Ed è proprio la storia di quelle terre insanguinate, pur passando dai resoconti della memoria in mani sempre diverse, quante sono le generazioni, che dovrebbe aiutarci a comprendere quanto aberrante sia l’egoismo umano. Essa, infatti, continua a costituire la narrazione permanente, modulata con generi letterari diversi, di modelli di civilizzazione che in fondo hanno sempre generato, oltre alle guerre, esclusione a dismisura.
Il Congo di cui stiamo parlando, ex possedimento personale di re Leopoldo dei Belgi, è un Paese dove le ingiustizie e le sopraffazioni più terribili hanno rappresentato una costante fin dai tempi del colonialismo. E lo stesso ragionamento può essere riferito al Sud Sudan, la più giovane nazione africana, nata a seguito di una consultazione referendaria nel 2011. Ma anche in questo caso, sia prima dell’indipendenza che poi, a dettare le regole del gioco, sono stati i violenti. Pertanto, la licenza di uccidere, calpestando la dignità umana,va condannata e soprattutto scongiurata, promuovendo cammini di pace. Non basta, cioè, invocare la fine delle ostilità perpetrate dai signori della guerra.
Come diceva il compianto arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini, «la pace ha un costo, la pace si paga. Anche il Vangelo, quando dice “A chi vuole toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello”, fa capire che c’è un prezzo da pagare, che non basta invocare la pace». Bisogna essere disposti a sacrificare anche qualcosa di proprio, per questo grande bene; e non solo a livello personale, ma anche di gruppo, di popoli e nazioni. Andando, soprattutto, al di là di quel perbenismo endemico del nostro tempo, per cui le miserie del mondo sono da addebitare, paradossalmente, alle vittime stesse della miseria, sarebbe opportuno interrogarsi sulle cause, quasi mai mediatizzate, che generano morte e distruzione. Ecco che allora scopriremmo intrighi d’ogni genere legati al diktat dell’interesse, poco importa se di questa o quella oligarchia, di questa o quella multinazionale.
È evidente che una vasta umanità dolente, vittima di soprusi a non finire, patisce innanzitutto e soprattutto le conseguenze di legami interessati, maliziosi e artefatti che dipendono dall’ingordigia di chi guarda solo e unicamente alla massimizzazione dei propri profitti. Bisogna chiedersi, allora, pregando e digiunando – se il nostro presente e il nostro futuro non siano intrappolati nelle strutture di peccato, di cui lo sfruttamento e l’abbandono delle «periferie» sono il segno più evidente.
L’impegno deve essere quello di un decentramento, guardando al mondo dalla parte degli ultimi. Non esserne capaci equivarrebbe al sonnambulismo di una fede disincarnata, oppiacea, relegata nelle sacrestie vetuste che sono l’antitesi della frontiera del Vangelo.
Un percorso di conversione, che la mistica quaresimale propone, nella consapevolezza che «essere morali – con le parole del grande sociologo Zygmunt Bauman – significa sapere che le cose possono essere buone o cattive. Ma non significa sapere, né tanto meno sapere per certo, quali siano buone e quali cattive. […] Essere morali significa non sentirsi mai abbastanza buoni…». Il mistero della predilezione di Gesù per i poveri e la loro centralità nei dinamismi del Regno e della missione suggeriscono a ogni Chiesa, nel Nord come nel Sud del mondo, di condividere la vita dei poveri e questa giornata ce lo ricorda.
(Articolo pubblicato su Avvenire.it)
Il Card. Gualtiero Bassetti a Valdocco per celebrare i 150 anni della Basilica di Maria Ausiliatrice
/in Basilica, Basilica DX, In evidenza DX, News /da admin4675Continuano le iniziative del programma del 150º Anniversario della Basilica di Maria Ausiliatrice, clicca qui per il calendario completo.
Inizierà nel pomeriggio di Venerdì 9 Marzo 2018, la visita del Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana, presso la casa madre dei Salesiani del Piemonte e Valle D’Aosta, a Valdocco. Nel programma della visita è prevista alle ore 18,30, nella splendida cornice della Basilica di Maria Ausiliatrice, la celebrazione dell’Eucaristia presieduta da Sua Eminenza reverendissima. Alle ore 21,00 un Suo intervento dal titolo “LA CHIESA IN ITALIA E IL CAMMINO PROPOSTO DA PAPA FRANCESCO”.